Aggiornare il piano regionale di risanamento della qualità dell'aria, fermo al 2010.
È l'obiettivo che la Regione sta perseguendo per combattere la situazione ambientale che sta devastando la Valle del Sacco. Anche questo è emerso, mercoledì, nel corso del consiglio regionale straordinario convocato sull'emergenza ambientale nella valle.
L'assessore regionale all'Ambiente Enrica Onorati dopo aver fatto riferimento all'accordo di programma con il ministero dell'Ambiente ha anticipato le novità che saranno contenute nel piano revisionato, che si prevede di approvare entro l'anno.
Si parte dell'accordo di programma del novembre 2018, firmato dal presidente Nicola Zingaretti e dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa, «con misure dedicate per la Regione Lazio al miglioramento della qualità dell'aria nella Valle del Sacco e nella città di Roma e a Roma città metropolitana». Come sottolineato dal capogruppo del Pd Mauro Buschini nella stessa seduta, la vecchia classifica del piano aveva due comuni in fascia A (la peggiore), Roma e Frosinone, mentre adesso «i Comuni in emergenza sulla qualità dell'aria sono diventati 91 e per l'80% sono dentro quella valle».
Quindi, entrando nel merito di queste misure, propedeutiche al piano di risanamento, si tratta di «un controllo alla circolazione degli autoveicoli - insiste l'assessore Onorati - la promozione di contributi per la sostituzione di veicoli inquinanti con veicoli a basso impatto ambientale; la promozione di interventi di realizzazione di carburanti alternativi (stazioni di ricarica di veicoli elettrici, infrastrutture e mobilità ciclopedonale); i divieti di installazione di generatori di calore con classi di prestazione emissiva inferiore alle tre stelle; le adozioni di provvedimenti di sospensione, differimento o divieto della combustione all'aperto di materiale vegetale nelle zone che presentano superamenti dei valori limite per il Pm10 e l'No2 (biossido d'azoto, ndr); la previsione all'interno del nuovo piano della qualità dell'aria, che è oggetto di aggiornamento, dell'utilizzo di fonti rinnovabili diverse dalla combustione a biomasse; l'applicazione di pratiche finalizzate alla riduzione di emissioni generate dalle attività e dall'esercizio agricolo in questi territori; una programmazione dell'ampliamento delle zone del territorio regionale raggiunte da metanizzazione per il riscaldamento domestico». Misure interdisciplinari, frutto di un accordo che porterà «ulteriori quattro milioni di euro». Per aggiornare il piano di risanamento («complementare all'impegno preso con il ministero rispetto all'accordo quadro») saranno previsti anche incontri pubblici con tutte le associazioni di categoria, dai commercianti agli industriali, nonché con le Province e con l'Arpa Lazio per le relazioni tecniche.
Il problema è serio ed è causato non solo da riscaldamento domestico alimentato a biomasse, dai bruciamenti in agricoltura, ma anche dalle emissioni da traffico veicolare e industriali. Il tutto in un contesto dove le condizioni orografiche che favoriscono «il permanere di questi strati bassi del'atmosfera e degli inquinanti, in particolare appunto del pm10».
Ovviamente, l'assessore all'Ambiente non poteva non parlare oltre che di aria anche di acqua. «Quello a cui si fa riferimento - ha detto - sono pratiche illecite, che sono oggetto di indagine e per le quali i dati non sono in nostro possesso, ma l'Arpa è il soggetto deputato a fornirli alla magistratura, che, come avete anche appreso a mezzo stampa, ha iniziato un percorso per individuare gli autori di quello che prima di Natale ha portato a un fenomeno davvero deplorevole. Con le opportune denunce, stanno indagando la magistratura e gli organi preposti. Quello che posso riferire, ovviamente, non è riconducibile al piano di monitoraggio ordinario della Regione, ma a un lavoro di Arpa a beneficio degli organi giudiziari, che su questo stanno facendo emergere le responsabilità».