Non lo ha solo ferito gravemente ma voleva ucciderlo. Questa la convinzione dei giudici della prima sezione penale della Corte d'appello di Roma che hanno confermato la condanna a sette anni e mezzo di reclusione decisa in primo grado dal tribunale di Cassino nel luglio scorso nei confronti di Fakri Marouane, il cittadino marocchino che il 18 agosto 2017 aggredì a colpi di mannaia il suo connazionale Hassan El Bouhmi, fratello di suo cognato.

La Corte d'appello ha infatti accolto la tesi sostenuta dall'avvocato Gabriele Leone, difensore della vittima dell'aggressione, secondo cui l'intenzione di Fakri Marouane era quella di uccidere Hassan El Bouhmi e che non riuscì a farlo soltanto perché in quel momento sopraggiunse un'auto e lui preferì fuggire per non essere riconosciuto. L'aggressione si verificò nel primo pomeriggio, intorno alle 14.30, nella centralissima piazza De' Boncompagni. I due marocchini, il ventiquattrenne e il fratello di suo cognato, ebbero una discussione che presto degenerò. Il giovane fu colpito all'addome, al braccio e al volto con una tagliente mannaia. L'aggressore scappò a piedi, ma poco dopo fu trovato e fermato dai carabinieri che recuperarono anche l'arma utilizzata.

La vittima, rimasta a terra in un lago di sangue, fu soccorsa dai sanitari del 118 e da un'eliambulanza atterrata allo stadio Nazareth. Stabilizzato e trasferito al policlinico Gemelli, il giovane marocchino, dopo essere stato in coma, riuscì a salvarsi e a riprendersi ma porterà per sempre i segni dei colpi di mannaia sul volto e su una mano.
Una scena immortalata dalle telecamere di sorveglianza della zona che contribuirono a chiarire quanto accaduto. Ora la Corte d'appello di Roma ha rigettato l'impugnazione della sentenza di primo grado richiesta dal legale dell'aggressore riconoscendo il reato di tentato omicidio e non di lesioni gravissime. Intanto Fakri Marouane resta in carcere a Cassino.