Condannato in primo grado, poi in appello, viene assolto in Cassazione. È una sentenza destinata a fare giurisprudenza, quella pronunciata ieri in Cassazione nei confronti di un trentenne di Pignataro Interamna coinvolto in un incidente stradale a Belmonte Castello quasi sei anni fa.

Il giovane in sella alla sua moto, rappresentato dall'avvocato Emilio Roncone, era stato coinvolto in uno schianto sul raccordo per la strada statale 509. A impattare con la sua due ruote, un suv: entrambi i conducenti avevano riportato lesioni. Ovviamente ad avere la peggio era stato proprio il trentenne (tanto che in sede civile riuscirà ad ottenere quasi 200.000 euro). Condotto in ospedale, dagli accertamenti clinici è saltata fuori la presenza di sostanze stupefacenti: positivo il valore legato ai cannabinoidi, sebbene lo stesso motociclista risultasse vigile e senza alterazioni.

Per questo in primo grado (con giudizio abbreviato) veniva condannato a 6 mesi e 1400 euro di ammenda. In appello le cose non sono andate meglio: i giudici di secondo grado hanno addirittura peggiorato la sua posizione disponendo che la sospensione della patente divenisse una revoca. La difesa, rappresentata dall'avvocato Emilio Roncone, è arrivata in Cassazione, ribadendo con fermezza che non era affatto possibile stabilire lo stato di alterazione del suo assistito, peraltro vigile all'arrivo in ospedale. L'assunzione di cannabinoidi e sostanze psicoattive simili (spesso contenute persino in alcuni medicinali) può essere rintracciata persino dopo un mese: non è possibile stabilire, pertanto, se il giovane avesse assunto droghe prima di salire in moto. La Cassazione ha quindi ribaltato la sentenza di primo grado. Con l'annullamento della sentenza penale di condanna