A rischio centinaia di posti di lavoro. Tutti i giorni sentiamo ripetere da parte di quanti deputati al Governo della res pubblica, di aiuti e sostegni alle imprese, di sburocratizzazione e corbellerie varie. Poi alla prova dei fatti, come spesso avviene, la realtà ci racconta storie incredibili, oltre l'assurdo, fuori da ogni logica. È questo certamente il caso della Italgasbeton S.r.l., società con sede ad Anagni, che opera dal 1990 nel mercato dei manufatti per l'edilizia, con brevetti altamente innovativi e riconosciuti a livello internazionale. Occupa 80 dipendenti e coinvolge nell'area di Frosinone circa 80 aziende collegate generando oltre 250 posti di lavoro tra diretti e indiretti. Nel luglio 2007 si verificò l'esplosione di un'autoclave che ha distrutto lo stabilimento e provocato la morte di un dipendente.

La ricostruzione
«Dopo dodici anni la magistratura ha riconosciuto che la responsabilità dello scoppio è a carico dell'Inail e dell'Asl di Frosinone per errori nei controlli e nel collaudo del macchinario scoppiato. Purtroppo, per consentire l'immediata generazione di liquidità necessaria per la ripresa dell'attività e per mantenere i livelli occupazionali, Italgasbeton è stata costretta ad accettare una transazione con l'Inail e con l'Asl al 60% dei danni dovuti – ci spiega l'avvocato Piero Mancusi che assiste l'azienda – Inoltre la Italgasbeton ha dovuto affrontare una posizione di abuso dominante da parte di una azienda concorrente del Nord Italia.

Infine – prosegue il legale – le Assicurazioni Generali (che assicuravano lo stabilimento industriale) con vari pretesti hanno rinviato il pagamento dell'indennizzo di polizza peraltro riconosciuto nel 2016 dalla Cassazione. Tutte le somme dovute da Inail e Asl (pari a sette milioni e 200.000 euro) sono state immediatamente pignorate dall'Agenzia delle Entrate che dopo i pignoramenti ha anche proposto istanza di fallimento. Italgasbeton – specifica l'avvocato – per evitare il fallimento e mantenere i livelli occupazionali ha proposto un accordo di ristrutturazione dei debiti stragiudiziale all'Agenzia delle Entrate, che però non lo ha accolto chiedendo espressamente di avviare un piano formale di accordo ex art. 182 bis L.F. che diligentemente l'azienda ha proposto davanti il tribunale di Frosinone.

Su tale proposta Agenzia delle Entrate ad oggi, e quasi alla scadenza del termine concesso dal Tribunale, non ha ancora espresso il suo parere, con il grave rischio di vanificare gli sforzi fino ad oggi compiuti dall'azienda per salvaguardare la produzione e per mantenere i livelli occupazionali, il tutto in un'area industriale riconosciuta come "complessa" da parte dello Stato. In sostanza lo Stato (Inail/Asl) quando deve pagare i suoi debiti accetta di fare una transazione riducendo le somme dovute, quando invece deve incassare i suoi crediti rifiuta ogni accordo con l'azienda». Ecco, questa è l'Italia. Centinaia di padri di famiglia oggi rischiano il posto di lavoro con un'azienda ormai allo stremo.