Sono i quantitativi sempre più sostanziosi di droga richiesti dai clienti a far comprendere, persino ai membri del gruppo finito nell'indagine della Dda di Roma, che non conveniva rallentare i traffici illeciti neppure quando i controlli divenivano stringenti. Era impossibile interrompere quell'attività illecita anche quando la situazione cominciava a farsi pericolosa.
Persino dopo gli arresti effettuati dalle forze dell'ordine il gruppo continua a pianificare: «Dobbiamo fare diversamente.
Comunque sia i clienti ci stanno».

Gli indagati discutono in auto, si confrontano e concordano nonostante i diversi punti di vista nel non poter bloccare un'attività ritenuta (grazie agli accertamenti) fiorente. L'operazione di polizia e carabinieri "Il colombiano" non solo ha portato all'arresto (con l'esecuzione di ordinanze di custodita cautelare tra quelle in carcere e ai domiciliari) di 12 persone residenti tra S. Elia e S. Apollinare, definendo ruoli e strategie. La maxi operazione antidroga ha permesso di evidenziare flussi di droga continui, anzi in costante aumento.

A gestire i traffici, secondo gli inquirenti, sarebbero state due coppie di fratelli (gli Arpino e i Nunziata) e una serie di figure tra corrieri, acquirenti, spacciatori al dettaglio e "guardiani" di depositi insospettabili. La droga destinata a tutto il Cassinate non sarebbe risultata mai abbastanza. Evidente, per il gip Boffi, la preoccupazione degli indagati per la continua attività di contrasto da parte delle forze dell'ordine a quella di spaccio gestita dal gruppo: nelle conversazioni intercettate in auto, persino l'invito dei "top manager" agli associati «di sospendere momentaneamente la loro attività illecita» subito dopo gli arresti.

Un invito contrastato da alcuni sodali per la presenza di quei troppi clienti interessati all'acquisto. Così come sarebbe chiara, sempre per il magistrato, la preoccupazione manifestata nel momento in cui qualche equilibrio cambia: i clienti fermati "cantano", le forze di polizia acuiscono i blitz. E nascono discussioni animate sul fatto che a Sant'Elia «stanno perdendo il controllo della situazione, poiché anche i ragazzini vanno in giro con la coca in tasca». A sigillare il quadro tratteggiato dagli investigatori, le intercettazioni ambientali.

Anzi, a raccontare non solo gli interessi legati allo spaccio ma anche la violenza, proprio una microspia rimasta accesa nell'auto di uno degli indagati. La stessa che ha permesso di «vivere in diretta le fasi concitate di un'aggressione» per un prestito (di circa 100 euro), non onorato. Intanto da questa mattina inizieranno gli interrogatori in carcere.