Oltre sei ore di udienza per quattro testimoni. Entra sempre più nel vivo il processo per l'omicidio di Emanuele Morganti, il ventenne di Tecchiena ucciso di botte in piazza Regina Margherita. E sale la tensione. A un certo punto c'è uno scontro tra il procuratore Giuseppe De Falco e gli avvocati Massimiliano Carbone ed Angelo Bucci che difendono Mario Castagnacci e Paolo Palmisani (gli altri imputati sono Franco Castagnacci e Michel Fortuna, l'unico non di Alatri). «Qui è morta una persona», dice De Falco tra gli applausi dei presenti. Lo scontro quando il procuratore incalza la fidanzata di Palmisani sulle minacce che sostiene di aver ricevuto. La famiglia Morganti è parte civile con l'avvocato Enrico Pavia.
L'udienza si apre con le prime due ragazze che si sono presentate in caserma dai carabinieri quella sera stessa in cui Emanuele, massacrato di botte viene trasferito d'urgenza a Roma.  Quindi testimoniano la fidanzata di Paolo Palmisani, anche se lei dice di non esserlo, e il cugino di Emanuele Marco Morganti.

Michela Retrosi esordisce con Mario Castagnacci: «Si portava alle spalle di Emanuele e lo colpiva con una "pizza", uno schiaffo o un pugno ed Emanuele è caduto». Aggiunge di aver riconosciuto in quei frangenti tutti gli imputati. Ricorda  il «rumore fortissimo, assurdo» che attrae la sua attenzione. «Mi sono girata - seguita - e ho visto che Emanuele era stato colpito e cadeva con la nuca contro il fascione di una Skoda blu».  Quindi è la volta dell'amica Sofia Santoro. La ragazza spiega il particolare di Palmisani che va verso la macchina e ripassa «con un pezzo di ferro». Non prima di aver detto, secondo la teste, «adesso ci penso io». 
La ragazza romena di Paolo, anche se lei dice di non esserlo, sostiene che i buttafuori colpiscono Emanuele all'uscita del Miro e non altri. Ai tanti non ricordo il pm De Falco l'incalza ed è a qual punto che c'è lo scontro con gli avvocati. 
Delle botte subite da Emanuele ne parla il cugino Marco Morganti. Conferma i due colpi dati da Mario a Emanuele in uno stretto lasso di tempo e di un altro dato da Palmisani. Quindi dice di Franco che placca Emanuele e gli si getta sopra. Quindi è la volta di Franco che trattiene Gianmarco. E mentre Emanuele sta tornando giù sente Gianmarco gridare: «fermati. Non andare giù». Forse Gianmarco è l'unico ad avvertire il pericolo.