Volarono giù sul fiume da un ponte sul Sacco. Lo scorso 1° maggio morirono così, inghiottiti dalle acque, i coniugi Umberto Patriarca, 75 anni, e Anna Minchella, 68. Per quella morte la procura ha chiesto l'archiviazione contro la quale gli eredi hanno proposto opposizione. E il giudice ha fissato al 22 febbraio l'udienza per discutere il caso.

Sarà il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Frosinone Antonello Bracaglia Mirante a decidere sulla opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dagli avvocati Floriana Viselli e Marta Polselli che assistono i due figli della coppia.
Gli avvocati dissentono da quella che è la ricostruzione della procura che, dopo gli accertamenti compiuti, sul luogo del terribile incidente, l'autopsia sui corpi delle vittime, le dichiarazioni dell'altra automobilista che incrociò i coniugi prima del volo e la relazione peritale sulla cinematica, ha stabilito che non vi sono colpevoli. Al momento, l'inchiesta è aperta contro ignoti. Quindi, la famiglia Patriarca spera che il giudice accolga la richiesta e decida di disporre di indagare ancora, ma soprattutto di individuare le persone verso le quali dirigere gli accertamenti giudiziari. Il giudice potrebbe, inoltre, in alternativa decidere l'imputazione coatta oppure, al contrario, accogliere la richiesta di archiviazione.

Gli eredi delle vittime non sono per nulla convinti che i loro genitori abbiano fatto tutto da soli. Non li convince la velocità alla quale la vettura aveva imboccato il ponte sulla provinciale Falvatera-Ceprano, l'angolazione con la quale c'è stato l'impatto, ma soprattutto il fatto che proprio nel punto dove è avvenuta la caduta la recinzione, dopo un precedente incidente, non era stata ripristinata, ma era stata sostituita con delle barriere di legno. Questi e altri interrogativi hanno posto gli avvocati nella speranza che l'inchiesta possa prendere un'altra direzione. Evidenziato anche il fatto che, dopo l'incidente, quel tratto venne ripristinato.

Quel giorno del primo maggio scorso Umberto e Anna stavano tornando a casa, a Ceprano. Erano stati alla processione della Madonna della Guardia a San Giovanni Incarico. Erano le 12.30 quando l'auto che percorreva la provinciale sbandò e andò dritto verso quella parte della recinzione riparata in modo approssimativo. E chi conosceva la coppia, sempre piena di vita, non crede per nulla alla tesi dell'omicidio-suicidio.