"Black Toner" il nome scelto dalla Finanza di Cassino per l'operazione che ha permesso di individuare 17 società coinvolte in una maxi evasione fiscale da 32 milioni di euro. E mai scelta fu più appropriata: il "black" stimato dagli uomini del Gruppo di Cassino, guidato dal colonnello Rapuano, era a doppia cifra. Ricavato, secondo le attività d'indagine, proprio nel settore della commercializzazione di materiale per ufficio grazie anche a una serie di prestanome.

Soci anche nella truffa
Ben 17 le società coinvolte, con 15 persone indagate per associazione a delinquere finalizzata all'occultamento delle scritture contabili, omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali ed emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Molte di queste società con sede e operanti proprio nel Cassinate. È da un riscontro fiscale effettuato a Cassino nei confronti di due aziende che le Fiamme gialle hanno fiutato la pista in grado di aprire il vaso di Pandora: così sono saltati fuori nomi di società che sarebbero riuscite a occultare tutti i redditi prodotti, omettendo di esibire anche le scritture contabili, tanto da rendere più complessa l'attività di accertamento dei militari. Ma non impossibile.

Per simulare acquisti e transazioni commerciali di fatto inesistenti attraverso dichiarazioni d'intento (la dichiarazione d'intento è un documento con il quale l'esportatore abituale attesta, sotto la propria responsabilità, di avere determinati requisiti manifestando al fornitore la propria volontà di acquistare beni e servizi senza il pagamento dell'Iva) e lettere di vettura false per certificare finte esportazioni di merce l'organizzazione si sarebbe avvalsa pure disocietà rumene. Così sono finiti nei guai due soggetti ritenuti i vertici della holding, un sessantenne di Cassino e un socio di Roma; un quarantenne di Pontecorvo, un cinquantenne sempre di Cassino insieme a cinque soggetti di Colleferro, Anagni, Nola, L'Aquila e della Romania. Accanto a loro, altre sei persone della Capitale.

I riscontri incrociati
Nonostante i raggiri e le omissioni, la Finanza con l'ausilio delle banche dati fiscali e attraverso l'esecuzione di numerosi controlli incrociati eseguiti presso i vari clienti e fornitori, è riuscita a quantificare (per il periodo compreso dal 2012 al 2016) l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per oltre 32 milioni di euro, con una base imponibile sottratta a tassazione ai fini delle imposte sui redditi di oltre 3,5 milioni di euro e violazioni all'Iva per oltre 6 milioni. La Finanza ha ribadito quanto sia cruciale la lotta all'evasione fiscale, sotto ogni forma: uno dei compiti prioritari della Guardia di Finanza.
«Contrastare l'evasione fiscale vuol dire garantire un fisco più equo e proporzionale all'effettiva capacità di ognuno» hanno sottolineato dal Comando provinciale.