Violenze sui disabili, condanne definitive per gli assistenti accusati degli "orrori". La Cassazione conferma la pena anche nei confronti di uno degli operatori chiamato a rispondere di maltrattamenti nei confronti di un ragazzino di Cassino. L'inchiesta è quella aperta nel 2016 nel centro di Grottaferrata dove vennero arrestati in 10 (9 ai domiciliari) con l'accusa di violenze sia psicologiche che fisiche nei confronti degli ospiti di una nota clinica di riabilitazione.

Come emerso dalle indagini del Nas, il ricorso da parte degli operatori a strattonamenti, percosse e insulti era continuo.
Sarebbero state le ferite sui ragazzi (molti di età compresa tra gli 8 e i 14 anni), in alcuni casi i lividi o gli atteggiamenti notati dai genitori a mettere in moto gli accertamenti che purtroppo hanno avuto riscontri positivi. Le attività investigative, andate avanti per circa tre mesi, hanno permesso di riprendere scene raccapriccianti: piccoli pazienti picchiati addirittura con spazzoloni o altri oggetti, obbligati a mangiare in pochi minuti, insultati in continuazione.

Drammatica la testimonianza resa dalla famiglia della vittima cassinate: «Avrei preferito che picchiassero me, almeno potevo dirgli di fermarsi. Mio figlio non era in grado neppure di piangere». Poi l'apertura del processo a carico degli operatori, il riconoscimento della "doppia" tortura: quella diretta e quella indiretta di chi era comunque obbligato ad assistere a quelle brutalità. E le condanne in abbreviato da parte del tribunale di Velletri. Il giovane cassinate, assistito dagli avvocati Alessandra Salera e Sandro Salera aveva già ottenuto la condanna per l'operatore che si era distinto nelle contestate condotte illecite.

La Corte d'Appello di Roma ha confermato la sentenza e nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione con l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, oltre al risarcimento dei danni a favore vittima.