Due ore di interrogatorio serrato sulle contestazioni, gravissime, di estorsione e storie di tessere gonfiate. Marco Vaccaro, il segretario della Fai Cisl che da giovedì mattina si trova nel carcere di Latina, ha risposto a tutte le domande del giudice delle indagini preliminari Gaetano Negro. Quello del sindacalista è uno dei nomi eccellenti dell'inchiesta "Commodo" sul caporalato nelle campagne tra Latina e Sezze. Vaccaro, difeso dall'avvocato Gianpiero Vellucci, ha detto che aveva rapporti con la società Agri Amici ma solo per via di una consulenza sindacale che gli avevano chiesto e che aveva regolarmente accettato; ha affermato di non aver mai saputo nulla della somministrazione irregolare della manodopera e che la cosa non gli era stata segnalata; ha aggiunto che nessuno dei lavoratori iscritti al suo sindacato si è mai lamentato del trattamento economico né sui diritti. Circa il numero dei tesserati provenienti dalla coop sotto accusa, Marco Vaccaro ha detto che sono sempre stati 36 e che non avrebbe tratto alcun beneficio dai rapporti con la società. Il sindacalista ha spiegato che non ha mai imposto il tesseramento ad alcuno e che se, c'è stato un incremento delle tessere, è per i servizi che venivano offerti, così come era già avvenuto quando lavorava a Frosinone. Ha negato di aver percepito soldi dalle tessere. Soldi che andavano su un conto dedicato per il quale non aveva la delega ad operare. Attraverso l'avvocato Vellucci ha poi prodotto una prova secondo cui lo sportello Sos caporalato a Latina l'ha aperto lui.

Una versione che adesso è al vaglio del giudice Negro, il quale si è riservato di decidere sulla richiesta di attenuazione della misura restrittiva chiesta dall'avvocato. Ieri il gip Negro ha anche sentito Luigi Battisti, l'amministratore di fatto della società, che si trova ricoverato al Goretti per un malore accusato dopo l'arresto. L'uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere e i suoi avvocati, Pasquale e Mauro Improta hanno chiesto la commutazione del provvedimento restrittivo in obblighi di polizia giudiziaria viste le condizioni di salute. Sentita nel carcere di Rebibbia Daniela Cerroni. La donna, secondo il capo di imputazione, si occupava direttamente di procurare la manodopera e di smistare i lavoratori presso le aziende.

Gli interrogatori del gip riprenderanno lunedì, quando saranno sentiti gli indagati agli arresti domiciliari, ossia l'ispettore Nicola Spognardi, Luca Di Pietro e Chiara Battisti. Tra le molte contestazioni da chiarire c'è la rete di società create per trasferire i profitti. La società madre, infatti, era una sorta di agenzia interinale che forniva manodopera a basso costo e comunque controllata con il metodo del caporalato. Il 29 ottobre 2015 Luigi Battisti costituisce la Real Frutta Ingrosso srl con sede a Genzano,acquisendo l'80% delle quote; nella stessa data nasce la Real trasporti e logistica srl con sede a Genzano e il 50% delle quote è sempre di Luigi Battisti; il 3 giugno costituisce la società Valore Donna con sede a Genzano e con il controllo del 50% delle quote; ancora il 29 ottobre nasce Real Frutta Piattaforma con sede a Genzano e di cui Battisti ha il 20% delle quote. Secondo la Procura l'uomo trasferiva in queste società i profitti della somministrazione illegale di manodopera per evitare che un aumento del reddito personale potesse generare delle verifiche tributarie.

Due ore di interrogatorio serrato sulle contestazioni, gravissime, di estorsione e storie di tessere gonfiate. Marco Vaccaro, il segretario della Fai Cisl che da giovedì mattina si trova nel carcere di Latina, ha risposto a tutte le domande del giudice delle indagini preliminari Gaetano Negro. Vaccaro, difeso dall'avvocato Gianpiero Vellucci, ha detto che aveva rapporti con la società Agri Amici ma solo per via di una consulenza sindacale che gli avevano chiesto e che aveva regolarmente accettato; ha anche affermato di non aver mai saputo nulla della somministrazione irregolare della manodopera e aggiunto che nessuno dei lavoratori iscritti al suo sindacato si è mai lamentato del trattamento economico né sui diritti.

Circa il numero dei tesserati provenienti dalla coop sotto accusa, Marco Vaccaro ha detto che sono sempre stati 36 e che, dunque, non avrebbe tratto alcun beneficio dai rapporti con la società. Una versione che adesso è al vaglio del giudice Negro, il quale si è riservato di decidere sulla richiesta di attenuazione della misura restrittiva chiesta dall'avvocato, ossia la concessione dei domiciliari per il sindacalista.

di: Graziella Di Mambro

Sì, succedeva esattamente questo. Che il sindacalista che avrebbe dovuto tutelare i diritti dei lavoratori, suggeriva ai titolari della " Agri Amici" di minacciare il mancato rinnovo del contratto, o addirittura il licenziamento, per tutti quei braccianti che non si fossero iscritti al sindacato Fai Cisl. Il segretario generale provinciale di quella sigla, Marco Vaccaro, non avrebbe esitato a calpestare i diritti e le prerogative dei braccianti pur di garantire al suo sindacato il profitto rappresentato dagli introiti connessi alle nuove iscrizioni e alle domande di indennità di disoccupazione inoltrate all'Inps.

E pensare che Vaccaro era presente al tavolo dei relatori a un convegno organizzato dalla Cisl nel luglio scorso proprio sul tema del caporalato. Era il 27 luglio del 2018, infatti, quando la Fai Cisl di Marco Vaccaro ha promosso un incontro sul mondo del lavoro agricolo nella provincia di Latina. Quel giorno, insieme a lui, erano presenti anche il segretario generale della Cisl provinciale Roberto Cecere e il segretario regionale Claudio Tomarelli.

Vaccaro, classe 1979, è nato a Frosinone ed è attualmente residente a Morolo. In passato è stato segretario provinciale della Fai Cisl di Frosinone, incarico assunto quando non aveva ancora trent'anni. Precisamente nel 2007. Due anni più tardi una prima importante conferma, con Vaccaro nuovamente eletto nel ruolo di segretario provinciale della Fai Cisl di Frosinone. Il segretario più giovane, trent'anni. Un lungo percorso in Ciociaria, nove anni, prima del nuovo incarico, il 10 novembre del 2016, come segretario generale della Fai Cisl di Latina. Eletto a conclusione del congresso della federazione pontina. Appena qualche mese più tardi, il 23 febbraio 2017, era stato confermato.

di: La Redazione

L'ultima frontiera del caporalato è stata smascherata dall'operazione Commodo, l'indagine della Squadra Mobile di Latina che ha portato alla luce una solida associazione per delinquere dedita allo sfruttamento del lavoro, all'estorsione, all'autoriciclaggio, alla corruzione e a tutta una serie di reati tributari. Sei le persone arrestate dopo due anni di indagini: in carcere sono finiti Luigi Battisti, Daniela Cerroni e Marco Vaccaro di 51, 44 e 40 anni, quest'ultimo nato a Frosinone e residente a Morolo.

Ai domiciliari Nicola Spognardi, Luca Di Pietro e Chiara Battisti di 58, 49 e 25 anni, mentre altri cinquanta sono indagati a piede libero tra imprenditori agricoli, commercialisti, ispettori ed esponenti del mondo sindacale. Questa nuova forma di business poggiava le proprie basi sull'impiego in agricoltura degli immigrati soprattutto richiedenti asilo africani, ma anche romeni attraverso il filtro di società che fornivano la manodopera alle aziende agricole sgravandole dal rischio di incappare nei controlli di contrasto al lavoro nero, pur mantenendo le condizioni di sfruttamento dei braccianti.

Un business di quelli imponenti se si considera che gli investigatori del vice questore Carmine Mosca hanno sequestrato, durante le perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati, quasi 500.000 euro tra contanti e assegni, mentre col supporto dello Sco sono stati sigillati beni immobili e partecipazioni societarie per quattro milioni di euro. «Siamo andati oltre quello che viene conosciuto come caporalato - ha spiegato il questore Carmine Belfiore -. Abbiamo scoperto come sia possibile lo sfruttamento disumano di centinaia di lavoratori stranieri. Le indagini hanno dimostrato perché c'è tutto un sistema di collusione intorno: coloro che dovrebbero controllare in realtà delinquono. Grazie al coordinamento della Procura siamo riusciti a innalzare il livello di conoscenza in questo tipo di reati».

Tutto ruotava attorno alle due società Ellebi e Agri Amici, entrambe riconducibili a Luigi Battisti, ma solo la prima formalmente, vale a dire quella che metteva a disposizione otto furgoni per il trasporto dei braccianti nei campi. L'altra ditta invece, intestata al prestanome Luigi Di Pietro e gestita dallo stesso Battisti con il coinvolgimento di Daniela Cerroni, si sobbarcava l'onere di assumere i lavoratori e fornire la manodopera alle imprese agricole operando come un'agenzia interinale, senza però esserne abilitata.

«L'indagine poteva essere chiusa in poco tempo – ha spiegato il procuratore Carlo Lasperanza, che ha coordinato le indagini insieme ai sostituti Giuseppe Miliano, Luigia Spinelli e Valerio De Luca – Ma gli approfondimenti hanno permesso di svelare le coperture dell'organizzazione. Questo è stato possibile con le intercettazioni, ma anche grazie anche a una serie di testimonianze fornite da lavoratori e soggetti che, coinvolti nella gestione delle società, non accettavano di lavorare in maniera illecita. Non solo si sono chiamati fuori, ma hanno deciso di collaborare con le istituzioni, da comuni cittadini».

Il sistema escogitato dal sodalizio gestito da Battisti aveva monopolizzato il settore in tutto il Lazio perché forniva garanzie alle aziende agricole. Il rischio che i braccianti potessero ribellarsi veniva azzerato imponendo ai lavoratori l'iscrizione al sindacato Fai-Cisl, ovvero sfruttando la connivenza del segretario provinciale Marco Vaccaro. Le "consulenze" di alcuni ispettori del lavoro, primo tra tutti Nicola Spognardi, consentiva di mitigare i controlli, ma soprattutto aggirare i rischi maggiori con una serie di consigli utili. L'aiuto di commercialisti e consulenti, infine, permetteva di aggirare il pagamento delle imposte, falsare le buste paga per minimizzare le spese e reinvestire i ricavi attraverso società pulite. Vaccaro sarà interrogato lunedì mattina alla presenza del suo avvocato Giampiero Vellucci. 

di: Andrea Ranaldi