Spaccio in via Bellini, a Frosinone, l'accusa insiste sull'associazione e chiede pesanti condanne. Era in programma ieri la requisitoria del pubblico ministero Adolfo Coletta nel processo, con il rito abbreviato, nei confronti dei tredici accusati di far parte dell'associazione attiva in via Bellini.

Il pm ha evidenziato la «florida attività illecita di una solida organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti». Il gruppo aveva «occupato rigidamente e stabilmente la palazzina di edilizia residenziale pubblica» del civico 4 di via Bellini. Sottolineati i «rilevantissimi profitti illeciti» e la «condizione di acquiescenza dei residenti al continuo afflusso di tossicodipendenti nel quartiere ed esercitando nell'ambito di quello un controllo sostitutivo dell'inesistente controllo pubblico». Insomma, era stato installato un supermarket della droga, attivo h24, e pubblicizzato con una scritta sul muro del palazzo: "0,30 grammi - 20 euro".

Gli agenti della squadra mobile, con l'ausilio delle intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, nonché sequestri agli assuntori e a carico degli indagati, hanno così ricostruito il giro. Coletta, per rafforzare l'impostazione accusatoria, ha anche prodotto una recentissima sentenza della Cassazione con la quale sono stati respinti i ricorsi degli avvocati e confermata l'ordinanza cautelare. Il tutto per dimostrare, al contrario di quanto sostenuti dagli avvocati, che non si tratta di un'associazione di lieve entità. Il pm ha fatto riferimento a una «struttura piramidale» con tanto di organizzazione del lavoro in turno e orari e un ciclo economico che va dall'approvvigionamento alla custodia, dal confezionamento alla vendita al dettaglio.

L'accusa ha contestualizzato l'ascesa della piazza di spaccio a seguito anche di due precedenti operazioni che hanno consentito alle forze dell'ordine (in quel caso a carabinieri e polizia insieme) di smantellare gli Intoccabili prima e la finestrella del Casermone poi. Da quelle indagini era emerso anche un collegamento tra un fornitore di droga albanese, attivo nel traffico internazionale, e Frosinone.

Questi veniva arrestato a fine 2017 dalla Guardia di finanza e dalla squadra mobile. Da lì emergeva un contatto con uno dei membri attivi in via Bellini. Il leader del gruppo è stato individuato nell'albanese Andrea detto Sandro Kercanaj. In grado di creare un collegamento tra suoi connazionali addetti al rifornimento e la palazzina di via Bellini, quasi interamente occupata da esponenti dell'associazione.

Tutte le pene richieste

Nei confronti di Kercanaj, 41 anni, Coletta, partendo da una pena base di 21 anni, considerata la scelta del rito, ha richiesto una condanna a 14 anni di reclusione. Per Orgest Mansi, detto Antonio, 29, la richiesta è 10 anni. Per Fatmir e David Marian Nurce, 56 e 27, rispettivamente padre e figlio, l'accusa ha chiesto nove anni e quattro mesi. E ancora: otto anni e otto mesi per la frusinate Simona Paniccia, e l'altro albanese Renald Memajdini, detto Maurizio, 28; sette anni e quattro mesi per Enri Goxhaj, 24; cinque anni e quattro mesi per Daniel e Ioana Alina Vacaru, 29 e 31, romeni; per Harli Brahimi cinque anni e due mesi; cinque anni per Alion Goxhaj, 21, David Marian Surdu, 27, e l'altra sorella Paniccia, Roberta, 32. Dopo il pm hanno preso parola gli avvocati Angelo Bucci, Tony Ceccarelli e Marco Maietta i quali hanno contestato la sussistenza dell'associazione di grande livello. Il processo è stato aggiornato per le discussioni degli altri difensori, gli avvocati Alessandro De Federicis, Riccardo Masecchia, Pisani e Giampiero Vellucci.