Circa 3 milioni di chili di rifiuti passati di mano, un giro di affari che in un solo anno, nel 2016 ad esempio, aveva fruttato 440.459,10 euro. E poi due ditte di autodemolizione e recupero materiali e metalli coinvolte, altre 15 ditte individuali operanti nel campo edile del tutto fittizie, 11 delle quali con sede nel campo rom di via Salviati e una nel campo de La Barbuta.
Ben 50 persone indagate nel tempo, 20 ordinanze e misure cautelari eseguite ieri all'alba tra Cisterna di Latina, Roma, Rieti e Frosinone e 25 mezzi pesanti sotto sequestro. Sono i numeri dell'imponente operazione condotta ieri dai Carabinieri della Forestale di Latina, Roma e Rieti in collaborazione con i Comandi di Latina e Roma, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia che ha portato all'esecuzione di 20 ordinanze di arresto e di misure di prevenzione in tutto il Lazio.
Le accuse rivolte a vario titolo agli arrestati e agli indagati (che in tutto sono circa 50) sono traffico illecito di rifiuti, associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, alla ricettazione di veicoli e alla truffa in danno delle assicurazioni, simulazione di reato, favoreggiamento personale. Nella rete della Dda sono finiti Rocco e Salvatore Lupoli (padre e figlio titolari, l'uno dopo l'altro della Mcr srl con sede legale a Latina e con centro recupero rottami e metalli in via dei Gordiani a Roma) di Cisterna, Sandro Riggi un loro dipendente 60enne di Cisterna, Pietro Anselmo di Palermo, questi destinatari di ordinanze di arresti domiciliari; Romolo Riggi nato a Frosinone che ha ricevuto l'obbligo di firma in caserma; sedici immigrati nomadi di cui 4 destinatari di ordinanze di custodia cautelare in carcere e gli altri con l'obbligo di non dimorare a Roma.
L'inchiesta muove dalle denunce dei residenti intorno a due campi nomadi: di via Salviati e de La Barbuta. Qui si sono ripetuti quotidianamente incendi e roghi con cui i nomadi "pulivano" i cavi recuperati. Roghi tossici che hanno spinto le autorità ad indagare.