Ospitava in un casolare di sua proprietà un camorrista latitante. Il cinquantenne allevatore ceccanese Franco Fabi ieri ha patteggiato, davanti al gup del tribunale di Frosinone, una condanna a dieci mesi per il possesso di due armi non denunciate. A fine ottobre il ciociaro era stato arrestato nel corso di un blitz condotto dalle squadre mobili di Caserta in collaborazione con quella di Frosinone. Durante l'operazione era stato catturato un camorrista latitante, Giovanni Diana, 57 anni, ritenuto affiliato al clan dei casalesi e vero obiettivo del blitz.

Nel corso dell'arresto era saltata fuori un'arma clandestina, ovvero un fucile a canna unica di fabbricazione artigianale, il cui possesso era contestato a entrambi in concorso. Ipotizzato anche il reato di favoreggiamento, che, invece, è stato stralciato.
Ieri, dunque, sul tavolo del gup Ida Logoluso è approdato il caso delle armi. A Fabi, difeso dall'avvocato Angelo Pincivero, era imputato il possesso di un fucile da caccia, ereditato dal padre, e di quello dell'arma clandestina. Il ceccanese ha patteggiato una pena di dieci mesi.

Per quanto riguarda invece il favoreggiamento personale (contestato anche a un frusinate), per aver ospitato il latitante nel casolare, il procedimento è stato stralciato. Fabi, dopo esser finito in carcere al momento dell'operazione della squadra mobile, era andato successivamente ai domiciliari e poi era tornato in libertà.

Diana, ritenuto molto vicino al boss Michele Zagaria, si era sottratto a un'ordinanza di custodia emessa a settembre dal gip del tribunale di Napoli per tentata estorsione aggravata dall'appartenenza a un'associazione mafiosa nei confronti di un imprenditore di Francolise, nel Casertano. Da allora era ricercato. Resta pertanto da accertare cosa ci facesse un esponente dei casalesi in provincia di Frosinone e come sia arrivato a Ceccano. Questo dovranno chiarirle le indagini susseguenti alla cattura di Diana dello scorso ottobre.