Salta il tavolo, si dovrà tornare a trattare al Ministero. L'accordo che si sperava di ottenere nel confronto tra azienda Unicoop Tirreno e i sindacati Fisascat Cisl, Filcams Cgil e Uiltucs, non è stato raggiunto e, al momento quindi, resta valido il piano di ristrutturazione aziendale che contempla la chiusura dal 15 febbraio 2019 dei punti vendita di Aprilia, Pomezia – via Cavour, Velletri e Frosinone, ma anche il ridimensionamento dei negozi di Colleferro, Pomezia - via del Mare e Genzano.

L'azienda che aveva ricevuto una bocciatura dal Ministero alla fine del 2018 quando aveva paventato e annunciato la volontà di vendere/cedere i siti che oggi ha annunciato di voler chiudere, si è trovata in pratica privata di un possibile introito di circa 7 milioni di euro. Soprattutto per quanto riguarda Aprilia, infatti, Conad si era detta interessata all'ipotesi, ma dopo il parere governativo è saltato tutto.

Nelle scorse ore si è cercato, da parte dei sindacati, di rivedere le modalità di "gestione" dei 135 esuberi annunciati da Unicoop Tirreno che prevede il riconoscimento di 5.000 euro netti per chi non si opporrà al trasferimento presso i negozi della rete toscana e 20.000 euro - previa sottoscrizione di un verbale di conciliazione - per coloro che, rifiutando il trasferimento, formalizzeranno le proprie dimissioni.

«Abbiamo espresso i nostri dubbi rispetto ad un orientamento aziendale teso a sottovalutare eccessivamente le implicazioni sociali derivanti da un piano di gestione della crisi unicamente finalizzato a trasferire sui lavoratori i costi ed i sacrifici di una soluzione che non dà garanzie neanche da un punto di vista gestionale all'impresa - ha stigmatizzato il segretario nazionale della Fisascat Cisl, Vincenzo Dell'Orefice -. Nelle precedenti occasioni in cui sono state condivise delle analoghe forme di ristrutturazione che prevedevano la cessione o la chiusura dei negozi, sono stati sempre fatti salvi due aspetti, ossia la volontarietà del lavoratore in relazione al trasferimento incentivato, in quanto tale scelta implica necessariamente uno stravolgimento dei percorsi di vita, e il ricorso ad una procedura di licenziamento collettivo da concludersi tassativamente con un'intesa sindacale, che, in luogo dei criteri di legge, preveda quale unico criterio l'accettazione da parte del lavoratore della risoluzione del rapporto di lavoro».

Secondo il rappresentante sindacale è quindi urgente e necessaria una «...verifica rispetto alle condizioni economico-gestionali dei quattro negozi prossimi alla chiusura al fine di verificare la praticabilità di strade alternative e utili a ricondurre progressivamente all'equilibrio il conto economico dei punti vendita che Unicoop Tirreno vuole dismettere. Siamo disponibili a proseguire il confronto sugli altri aspetti della vertenza - ha concluso Dell'Orefice - ma all'interno di una chiarezza comportamentale e di condotta reciproca». Prima del 15 febbraio, quindi, il confronto dovrà spostarsi in Ministero con la speranza che si arrivi ad un punto di incontro.