La celebrazione dell'amore di Dio, una preghiera collettiva per mettere fine alle violenze delle guerre e per instaurare una pace duratura tra i popoli e le nazioni, la forte censura verso chi semina odio e insulti sui social network, la straordinarietà della bellezza della solidarietà. Questi i temi principali trattati dal vescovo di Frosinone, Monsignor Ambrogio Spreafico, nell'omelia della celebrazione del Te Deum di lunedì scorso, ultimo giorno del 2018, nella cattedrale di Santa Maria Assunta.

«Concludiamo oggi l'anno 2018 - ha detto Monsignor Spreafico - davanti al Signore in questa Cattedrale dedicata alla Madre di Dio Assunta in Cielo. Rendiamo grazie al Signore per l'amore con il quale ha protetto la nostra vita in questo anno che termina. Sono giorni di bilanci, di stime di crescita, di ricordo di eventi tragici o belli, di classifiche di donne e uomini dell'anno.

Spesso si dimentica che per noi cristiani, al di là di quello che appare evidente e di cui si parla, esiste una presenza misteriosa di Dio nella nostra vita e nella storia che siamo chiamati a cogliere, a capire, ad ascoltare, perché la storia non è mossa dal caso o da un destino ineluttabile. Dio agisce nella profondità e l'ascolto della Parola di Dio e la preghiera ci dovrebbero aiutare a coglierne la presenza. Vorrei perciò che ognuno di noi si fermasse per un breve spazio di silenzio per ripercorrere quei momenti in cui ha sentito con maggiore intensità la vicinanza di Dio, la sua protezione, il suo aiuto….». Poi l'accenno all'amore di Dio.

«Sì, cari amici - ha proseguito il vescovo - qui noi celebriamo l'amore di Dio, che si è rivelato di nuovo nella festa del Natale, e la sua continua vicinanza alla nostra vita e a quella di questa nostra terra. Ci uniamo alla preghiera di Mosè e Aronne, perché "il Signore ci benedica, faccia risplendere il suo volto su di noi e ci faccia grazia, rivolga su di noi il suo volto e ci conceda pace"». Il tema, quindi, della guerra e la necessaria richiesta di pace.

«Abbiamo bisogno - ha aggiunto il vescovo diocesano - di questa benedizione speciale del Signore su di noi, abbiamo bisogno che volga su di noi il suo volto misericordioso e ci faccia grazia, abbiamo bisogno della pace che viene da lui in questo tempo troppo conflittuale e pieno di inimicizie e rancori. La invochiamo per l'anno che inizia, perché ci sia pace nella nostra vita e nel mondo.

Ricorderemo per nome i paesi segnati dalla violenza e dalla guerra, perché si rafforzi nella nostra vita la preghiera per la pace e affinché ovunque si ristabilisca la pace mediante l'incontro e il dialogo». Le armi non potranno portare mai la pace, così come la pacifica e convivenza sociale viene minata da chi semina odio e insulti sui social: «Non saranno certo le armi a risolvere il problema della violenza e dei conflitti, come non sarà la condivisione sui social degli insulti e dell'odio a rendere possibile una convivenza pacifica e serena».

Il Vangelo ha ricordato, poi, la straordinarietà della bellezza della solidarietà, che si manifesta anche in piccoli, ma significativi gesti che fanno bene a chi li riceve, ma, soprattutto, a chi li compie. «Il Vangelo di oggi ci racconta dei pastori e di Maria. I pastori sono presentati come i primi missionari del Natale: "Andarono senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato in una mangiatoia. E dopo averlo visto riferirono ciò che del bambino era stato loro detto. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori". In un mondo di grandi e di potenti, sono degli umili pastori che per primi corrono da Gesù e parlano di lui, del grande mistero annunciato loro dagli angeli di Dio.

Anche a noi in questi giorni hanno parlato gli angeli, ci hanno annunciato la nascita di Gesù, ci hanno svegliato dallo stordimento della festa perché lo incontrassimo. Per questo siamo di nuovo qui. Gli angeli cantano, e lo ripetiamo nel Gloria, i pastori ci parlano di lui. Ascoltiamo la loro voce, che ci parla di Gesù, di un piccolo che manifesta la grandezza e il potere di Dio, che è il suo amore per noi. Non dimentichiamo questa voce nel frastuono di questi giorni.

La nostra festa sia resa più bella e gioiosa dalla presenza di questo bambino che è venuto a illuminare il buio con la sua luce, a darci sostegno nell'incertezza, a renderci forti nel bene che possiamo compiere. In questi giorni ho visto tanto bene, ho visto donne e uomini che con generosità si sono prodigati per gli altri, soprattutto per i più bisognosi. Li ho visti felici mentre partecipavano e aiutavano ai pranzi di Natale con persone meno fortunate di loro. Si sono sentiti a casa in questo Natale, anche se non erano a casa loro. Hanno scoperto che anche quello era un Natale bello, hanno scoperto che c'era una famiglia più larga della loro e che dava gioia stare insieme. Era il presepe più bello!

E poi Maria, dice il Vangelo che, "da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore". Maria appare subito all'inizio del Vangelo di Luca come la "custode" della Parola di Dio e delle opere di Dio nella sua vita. Noi siamo troppo dimentichi. Dio appare, viene tra noi, ci parla ogni domenica nella Santa Messa, ci stupisce per il suo amore, e noi a volte continuiamo la nostra vita come se niente fosse, come se nulla fosse successo. Quanta facilità a tornare alla propria vita come se il Signore non ci avesse parlato e non avesse toccato il nostro cuore».

«Cari amici - ha concluso Spreafico - che il Natale sia un nuovo inizio per ognuno di noi, l'inizio di una vita in cui essere "custodi" come Maria della Parola di Dio e di quanto Egli compie in noi e nella storia, "custodi" delle opere del suo amore. Sia questo lo spirito che caratterizza l'inizio del nuovo anno 2019. Che la pace e l'amore di Gesù siano sulla nostra bocca e nel nostro cuore nel nuovo anno».