La bonifica non parte e i veleni restano tutti lì, oggi come nel 2005, quando una drammatica morìa di mucche scoperchiò il pentolone del disastro ambientale consumato nella Valle del Sacco. Lo attestano gli ultimi dati elaborati dall'Arpa Lazio nel rapporto 2018 "Stato ecologico e stato chimico dei corsi d'acqua": il nichel e il temibile esaclorocicloesano abbondano ancora nel fiume e nel suo letto. E, come se non bastasse, alla massiccia dose di veleni si è aggiunto anche il piombo sversato nel Sacco dal torrente Alabro.
Tredici anni trascorsi tra un allarme e l'altro per lo smog, gli odori nauseabondi e le schiumate che ricoprono il fiume, come l'ultima di inizio dicembre che ha riacceso i riflettori sullo scempio, dai media nazionali fino al Senato. Solo allarmi, però, aspettando che il piano di bonifica muova almeno i primi passi, finora "congelati" da un rimpallo tra Regione Lazio e Ministero dell'ambiente. Un'impasse che impedisce di disinnescare le potenziali "bombe ecologiche" ancora presenti lungo il corso del fiume, così come previsto dal Sin Valle del Sacco: l'ex Snia-Bpd di Bosco Faito e la vecchia cava di pietrisco di via Anime Sante a Ceccano; l'ex stabilimento Olivieri, l'ex cartiera Vita Mayer e l'ex Europress a Ceprano; la cartiera dismessa a Ferentino; la discarica di via Le Lame a Frosinone e l'ex polveriera ad Anagni.
Il quadro che emerge dall'ultimo rapporto dell'Arpa, riferito al triennio 2015-2017, preoccupa il capogruppo provinciale di Forza Italia Danilo Magliocchetti, che analizza i dati e spiega. «Per la definizione dell'indice chimico la valutazione è stata basata sulla presenza di sostanze inquinanti di natura pericolosa e persistenti nella matrice acqua con livelli di concentrazione superiore agli standard di qualità ambientale. Per quanto riguarda il fiume Sacco (corpo idrico Sacco 4), la situazione nel triennio certifica un stato di "non buono" per tutti e tre gli anni, con presenza come parametri di superamento di nichel disciolto ed esaclorocicloesano.
Stessa situazione per il corpo idrico Sacco 5, con un risultato finale costante nei tre anni di "non buono" e il superamento degli stessi parametri con l'esaclorocicloesano a farla da padrone. Infine, sempre nel Sacco, ma nel corpo idrico del torrente Alabro 2, si conferma lo stato chimico "non buono", ma stavolta come parametro di superamento del piombo disciolto».
Per lo stesso triennio considerato, il rapporto dell'Arpa Lazio attribuisce al 91% dei corsi d'acqua della regione uno stato chimico "buono" e solo al 9% lo stato "non buono". Tra questi ultimi svetta il Sacco insieme al Tevere con il bacino idrico di Galeria 2 e il fosso Malafede 1, che solcano altri due territori ad alta criticità ambientale come la Valle del Sacco e per i quali si evidenzia il superamento di due degli stessi inquinanti: il nichel e il piombo disciolti.
«Dalla lettura di questi dati - sottolinea il consigliere Magliocchetti - è di solare evidenza che fino ad oggi per la bonifica della Valle e del fiume Sacco non è stato fatto quasi nulla delle necessarie opere di bonifica e risanamento e se nei corsi d'acqua, oltre a nichel e piombo disciolto, a distanza di tanti anni, ancora si rileva l'esaclorocicloesano, un elemento che non è presente in nessun altro corso d'acqua del Lazio, significa che il problema è ancora presente e irrisolto, con tutta la sua pericolosità per la salute dell'a mbiente e dei cittadini».