Un clic e il gioco era fatto. Creare una patente nuova di zecca a chi non l'aveva mai conseguita era un gioco da ragazzi. Un gioco, però, scoperto dalla squadra mobile di Frosinone che ha dato vita a una maxi inchiesta, poi divisa in più filoni, e che ha coinvolto la motorizzazione del capoluogo. E uno di questi, relativo proprio a chi ha beneficiato, senza averne i titoli, del titolo di guida è approdato davanti al giudice per le udienze preliminari del tribunale di Roma.
Sono 24 le persone che hanno ricevuto l'invito a comparire davanti al gup Antonella Minnuni e ciò a seguito della decisione assunta dal gup di Frosinone Ida Logoluso che, a settembre dello scorso anno, aveva accolto un'eccezione di incompetenza territoriale sollevata dal legale di uno degli imputati. Questi, infatti, aveva eccepito il fatto che, essendo contestato l'abusivo accesso al sistema informatico del ministero dei Trasporti, il reato contestato si sarebbe consumato nella capitale e non a Frosinone.
Ecco, dunque, che, l'altro giorno, il nuovo procedimento si è aperto davanti al magistrato di Roma con una contestazione pressoché immutata (anche se per due c'è stata una leggera modifica, in un caso in senso migliorativo, nell'altro in senso peggiorativo). I reati contestati sono oltre all'accesso abusivo anche la frode informatica. Tuttavia, rilevato che alcune notifiche non sono andate a buon fine, l'udienza è stata aggiornata al prossimo anno.
Sotto accusa, in questo procedimento, ci sono i beneficiari delle patenti, tredici dei quali residenti in provincia di Frosinone, tra Sora, Cassino, Castelliri, Campoli Appennino e Pico. Altri, invece, attirati dal passaparola, provenivano dalle province di Napoli, Caserta, ma anche da Perugia, L'Aquila e perfino da Novara, in quest'ultimo caso un cittadino turco. Quattro imputati sono stranieri, nati pure in Nigeria e Marocco.
Il sistema era semplice: accedere abusivamente al server del ministero dei Trasporti e "creare" una patente mai conseguita, utilizzando dei codici provvisori. Quindi tale documento era denunciata come smarrito il che dava diritto a ottenere una patente nuova di zecca, ma soprattutto vera. Così facendo avrebbero anche provocato il mancato introito alla Motorizzazione delle somme necessarie per il rilascio della patente o della revisione. Tra i difensori gli avvocati Anna Maria Buttarazzi, Emiliano Caperna, Federico Altobelli, Stefania D'Agostini, Sandro D'Anella e Luciano Menga.
L'inchiesta, condotta nell'aprile del 2016 dalla squadra mobile, aveva portato tre persone in carcere e 17 ai domiciliari. In totale - tra inchiesta madre e filoni vari - gli indagati sono stati 131, tra funzionari della Motorizzazione, esaminatori, suggeritori e clienti che avevano usufruito delle patenti.
Il sistema escogitato - secondo le investigazioni, condotte anche con l'ausilio di riprese filmate delle sessioni e con intercettazioni telefoniche e ambientali - consisteva nel far superare gli esami teorici ai candidati che avevano pagato grazie all'utilizzo di suggeritori o direttamente con la sostituzione degli stessi. A Frosinone per effettuare gli esami arrivava gente da diverse regioni e tanti stranieri, cinesi e africani soprattutto, provenienti anche da province del Nord Italia.