Ancora una volta il M5S prova a cancellare decine di testate locali che ogni giorno raccontano tutta una serie di territori in tutta Italia. E' un vecchio pallino di Beppe Grillo che i vertici del suo movimento tirano fuori in ogni occasione. Non sapendo però che alla fine il loro bersaglio non saranno i grandi giornali ma tutta una serie di piccole e medie realtà italiane che come tutta l'industria culturale (cinema - teatro - biblioteche - musei) è solo in parte sostenuta dallo Stato.

L'appello a Mattarella

Ieri è stata la giornata dell'appello della Federazione Italiana Liberi Editori al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con una pagina intera pubblicata su quotidiani nazionali e locali gli editori hanno voluto evidenziare il pericolo dell'emendamento del capogruppo del Movimento 5 Stelle, Stefano Patuanelli, segnalato dal governo e quindi fatto proprio dalla maggioranza, alla legge di Bilancio in discussione in questi giorni al Senato.

Un emendamento contro la Costituzione

L'emendamento prevede l'abolizione dei contributi pubblici all'editoria. "Il governo vuole far chiudere centinaia di giornali, il presidente della Repubblica impedisca questo colpo di spugna", è il titolo della lettera-appello della File. "Il sostegno pubblico all'editoria e la trasparenza dei mezzi di finanziamento sono previsti dall'articolo 21 della Costituzione e interventi legislativi su argomenti del genere richiederebbero, in un sistema democratico, un confronto civile, sociale e parlamentare. Tutto, invece, verrà risolto con un maxiemendamento e qualche tweet, e a partire dal 2019, cioè a dire tra due settimane", si legge ancora nell'appello. La File afferma che "molti giornali editi da cooperative no profit o da enti morali chiuderanno a breve, o saranno costretti ad operare drastici tagli; perché ridurre o azzerare i contributi pubblici senza aver prima provveduto ad una riforma organica del settore significa, semplicemente, chiudere i giornali".

La contrarietà di Mattarella

Nella lettera aperta si ricorda come "il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, più volte negli ultimi giorni ha richiamato il governo sull'esigenza di tutelare i giornali, i giornalisti e tutte le minoranze, linguistiche, culturali, politiche e sociali che ancora animano il pluralismo nel Paese. Pluralismo che è un servizio pubblico essenziale e il cui costo di breve termine non è mai superiore al beneficio in termini di democrazia nel medio periodo".

La File chiede anche l'intervento di Conte

Per concludere con un appello al Quirinale: "Chiediamo al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di intervenire per chiedere al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di sottoporre misure di rilievo costituzionale ad un confronto civile e democratico che non può avvenire in poche ore con un maxiemendamento ad una legge di Bilancio".

Zingaretti appoggia la battaglia

Nella mattinata di ieri è arrivato l'appoggio all'iniziativa da parte del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti. "Mi associo all'appello lanciato oggi dalla File. Il governo gialloverde ritiri subito l`emendamento sui finanziamenti alla stampa che mette a rischio la libertà di tutti, oltre che il futuro di migliaia di lavoratori. Dietro la norma presentata nei giorni scorsi c'è un pensiero molto pericoloso: l'idea che la vita di una democrazia possa fare a meno di una pluralità di voci critiche e che lo Stato possa disinteressarsi alla loro esistenza.

Spegnere radio e tv, cancellare testate locali, ridurre la rete dell'informazione libera oggi è un rischio reale. Ancora più grave e inquietante, se pensiamo ai ripetuti attacchi alla libertà di stampa, soprattutto da parte di esponenti del M5S. Oggi che i gialloverdi sono al governo, affondano l'attacco con una legge che affosserebbe testate storiche nel Paese e una rete di piccole realtà editoriali indispensabili per uno sguardo critico e attento su ciò che ci accade. Anche sulla condotta di chi ci governa. La norma in questione, in soli tre anni, metterebbe in crisi il tessuto diffuso dell'informazione libera e getterebbe nell'assoluta incertezza migliaia di lavoratori. Mi unisco quindi al grido d'allarme lanciato e all'appello perché questa norma, che colpisce al cuore il pluralismo dell'informazione e la stessa qualità della nostra democrazia, sia fermata".

Il senatore Ruspandini (FdI) tuona:
in atto uno scempio targato M5S

"Volevano colpire i ‘giornaloni', invece con l'ansia di accontentare la loro casa madre, la ditta Casaleggio, si stanno riducendo alla distruzione di tutte le migliori testate giornalistiche locali della nostra Nazione". Lo afferma Massimo Ruspandini, senatore di Fratelli d'Italia. "Con un emendamento presentato al Senato si vogliono tagliare in maniera vigliacca i contributi a favore dei tanti giornali locali che raccontano i territori italiani.

Giornali che sono presidi importantissimi contro la criminalità, il malaffare, la cattiva politica. Quotidiani nei quali sono cresciuti centinaia di giornalisti che oggi scrivono sulle più importanti testate nazionali. La norma in questione - continua Ruspandini - come ha sottolineato la stessa Giorgia Meloni, è una vera e propria tagliola perché produrrà i suoi effetti tra dieci giorni costringendo queste aziende, tutte in regola con i contributi previdenziali ed assistenziali, a cambiare in corsa la propria organizzazione con pesanti ripercussioni sul piano occupazionale e con inevitabili ricadute sulla qualità del prodotto".

"Mi meraviglia la disponibilità della Lega"
"Mi meraviglia sulla questione la disponibilità della Lega. Matteo Salvini ha sempre parlato delle identità, della necessità di difendere i territori, della rivalutazione del rapporto con i cittadini e in questa occasione lascia campo libero al Movimento 5 Stelle per un'operazione che renderà ognuno dei territori che perderà un quotidiano di riferimento, più povero, più indifeso, più soggetto a subire le influenze della stampa mondialista e globalizzata. Per quanto ci riguarda, in Senato, cercheremo di evitare questo scempio augurandoci che la norma in questione, già vigliacca di per sé, non venga addirittura inserita nel maxiemendamento che con tutta probabilità sarà votato con la fiducia. Senza alcun confronto con le opposizioni", conclude il senatore Ruspandini.