Dolore e trepidazione si sono mescolati ieri per l'addio a Gianfranco Pescosolido, l'imprenditore di Arce accoltellato a morte mercoledì sera in Costa Rica, dove si era trasferito da una quindicina di anni e dove viveva con la sua compagna e i figli di quest'ultima. Il funerale è stato celebrato ieri mattina alle nove a Tilarán, una cittadina nel nordest del Paese centroamericano, nelle vicinanze della grande laguna di Arenal, scelto dalla famiglia per dare sepoltura al povero imprenditore arcese.

Un dolore straziante e un interrogativo destinato forse a rimanere senza risposta: perchè? La polizia giudiziaria di San Josè, la capitale del Paese dov'è avvenuto il delitto, indaga nel più stretto riserbo. Non ha finora smentito le voci filtrate all'indomani dell'agguato secondo cui sarebbero almeno tre i ricercati, tutti ragazzi, forze una baby gang, che hanno aggredito il cinquantanovenne arcese per rapinarlo. Gianfranco stava facendo jogging nel parco metropolitano di "La Sabana" quando sarebbe stato assalito dal gruppo. Probabilmente ha reagito e ha ricevuto due coltellate letali.
Nulla hanno potuto i soccorritori.

Ieri sui media costaricensi è rimbalzata la testimonianza di un caro amico di Pescosolido che vive in Costa Rica, Gianni, il quale ha sottolineato: «Gianfranco era innamorato di questo Paese e lo conosceva più di tanti residenti, in particolar modo Guanacaste. Lì aveva comprato una piccola proprietà per allevare bestiame e altri animali. Aveva la passione del buon cibo e nella sua proprietà aveva costruito un bel forno per cucinare piatti tipici italiani, senza dimenticare la pizza e la lasagna della sua terra.

Organizzava spesso cene a cui andavano parenti, amicie vicini, in un ambiente di allegria e familiarità». Gianfranco lavorava in Costa Rica importando prodotti alimentari italiani per importanti supermercati della zona. Lascia la figlia Giulia, la compagna Rosalba e i suoi figli. Ad Arce si attende di poter concordare con la famiglia il modo per ricordarlo.