Lo hanno colpito con due coltellate mercoledì sera nel parco di "La Sabana", a San José, in quella Costa Rica che ormai da quindici anni era divenuta la sua seconda patria. Un gruppo di giovanissimi, forse in tre, lo ha aggredito lasciandolo a terra senza vita.

È la pista principale che la polizia giudiziaria costaricense segue in queste ore alla ricerca degli assassini di Gianfranco Pescosolido, 59 anni. Forse una gang di ragazzini che non hanno esitato a colpirlo con uno o due coltelli, dileguandosi subito dopo. L'agguato è avvenuto nei pressi del laghetto del parco, erano da poco trascorse le 20 (ora locale). L'uomo stava correndo nel parco, come faceva spesso. Pare che non avesse con sé denaro se non qualche spicciolo né oggetti preziosi. Aveva però un cellulare che è stato rubato. Potrebbe aver pagato con la vita il furto del telefonino.

Gli inquirenti centroamericani lavorano nel riserbo più stretto, vagliando testimonianze e immagini. Gianfranco lavorava in Costa Rica importando prodotti alimentari italiani. Era molto apprezzato e riforniva supermercati importanti della zona di San José, la capitale. Lascia nella disperazione la figlia Giulia, la compagna Rosalba e i suoi figli. La notizia dell'omicidio ha sconvolto Arce, dove tornava un paio di volte all'anno, l'ultima la scorsa primavera, e dove vive il fratello Ernesto.

Il sindaco Roberto Simonelli è ancora molto scosso. Conosceva personalmente Gianfranco e vuole fare qualcosa per ricordarlo insieme ai suoi concittadini: «Ci attiveremo in accordo con la famiglia», assicura Simonelli. Che ricorda il suo amico così: «Era molto conosciuto in paese, suo padre era stato sindaco, una persona brillante, aperta, che tutti conoscevano e a cui volevano bene. Aveva una grande passione per i viaggi, aveva girato il mondo. È assurdo che sia morto così». Il fratello Ernesto, che gestisce un'attività di arredamenti per negozi sulla Casilina, è subito partito per il Costa Rica. Si attende di sapere se la famiglia deciderà di riportare ad Arce la salma di Gianfranco.