Un servizio in esclusiva. A tutte le ore del giorno e della notte al servizio delle prostitute e dei loro protettori. È quello che contesta la procura a una tassista di Frosinone. Lei, E.D., 30 anni, è accusata, in concorso con due albanesi, K.A., 50, e M.O., 40, di associazione a delinquere e di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Le indagini, durate tre anni, e condotte fino al 2017, si sono concentrate sui due albanesi, attualmente detenuti per un'altra causa, accusati di gestire la prostituzione sull'asse attrezzato. Seguendo loro, era emerso un particolare sul quale si sono successivamente concentrate le investigazioni. Ovvero ad accompagnare le ragazze da casa all'area Asi e viceversa era sempre lo stesso taxi. Ma non solo, anche chi muove le fila dell'organizzazione e gestisce le ragazze, albanesi e romeni, era solito avvalersi dello stesso mezzo di trasporto.
Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini preliminari la tassista non si sarebbe limitata a svolgere il servizio di trasporto, come peraltro da lei stessa dichiarato nel corso di un drammatico interrogatorio in procura, ma avrebbe fornito un supporto quotidiano ed esclusivo a tutti i componenti della banda per il trasporto dei protettori e delle prostitute.
Questo apporto, ritenuto dalla procura quotidiano e costante, ha fatto scattare la contestazione di concorso nello sfruttamento della prostituzione nonché l'appartenenza all'associazione. In pratica è l'accusa l'organizzazione si avvaleva esclusivamente dei servizi della tassista. Probabilmente, la scelta del taxi era dovuta anche al tentativo degli albanesi di passare inosservati alle forze dell'o r d ine che monitorano l'asse attrezzato nelle attività antiprostituzione.
E allora hanno pensato gli sfruttatori perché non rivolgersi a chi, per professione, accompagna le persone da un luogo all'altro della città. La donna, in base alla contestazione della procura, sarebbe stata disponibile ad assecondare le richieste degli albanesi, accompagnando o andando a riprendere sul posto di lavoro le ragazze, ma non solo loro. La tassista, difesa dall'avvocato Giampiero Vellucci, dopo esser stata indagata aveva chiesto di esser sentita per dimostrare che il reato non esiste. In particolare, nell'occasione aveva evidenziato la circostanza che non esiste un centralino per smistare le telefonate dei clienti.
Pertanto si è sviluppato un rapporto fiduciario di modo che chi ha bisogno di un passaggio chiama direttamente il titolare del taxi sulla sua utenza privata. La procura di Frosinone dopo aver chiuso le indagini, ha formalizzato al gup la richiesta di fissazione dell'udienza preliminare. L'udienza è stata fissata al 10 aprile: si discuterà della richiesta di rinvio a giudizio dei tre, che sono assistiti dagli avvocati Giampiero Vellucci e Riccardo Masecchia.