A poco più di un anno dal tragico schianto nel quale persero la vita due coniugi in motocicletta, arriva la sentenza per omicidio stradale. Il gup del tribunale di Frosinone ha inflitto, con rito abbreviato, una pena di cinque anni e due mesi di reclusione, con revoca della patente di guida a Francesco Scarsella, 32 anni di Tecchiena di Alatri. Era accusato del duplice omicidio stradale di Giancarlo Marrandino e sua moglie Rosaria Orlando, 38 e 43 anni.

La sentenza è stata pronunciata ieri dal giudice Ida Logoluso che ha applicato due delle tre aggravanti contestate al giovane di Alatri, che è stato difeso dall'avvocato Tony Ceccarelli, mentre per la parte civile si erano costituiti gli avvocati Enrico Pavia e Paolo Trofino.

Il pubblico ministero Adolfo Coletta era partito da una pena base di undici anni, che, per effetto del rito (che dà diritto alla riduzione di un terzo della pena) lo ha portato a chiedere al gup una condanna a sette anni e quattro mesi. Il giudice ha però applicato l'aggravante della guida con patente revocata e quella di aver provocato la morte di più persone, mentre, per effetto della consulenza tecnica d'ufficio, è venuta meno quella della guida sotto l'influsso di sostanze stupefacenti, inizialmente contestata. Da qui la pena più bassa, cinque anni e due mesi, inflitta a Scarsella. Secondo il perito non è stato possibile confermare l'ingestione della droga (inizialmente era risultato positivo al test) in quanto essendo stato sottoposto solo all'esame delle urine e non del sangue, ciò non è ritenuto sufficiente ad attestare uno stato di alterazione al momento o comunque in epoca vicina al fatto.

È stata stabilita anche una provvisionale immediatamente esecutiva di centomila euro in favore dei genitori di ciascuna vittima e di trentamila per i fratelli, mentre per l'ulteriore quantificazione del danno andrà avviata un'azione in sede civile. 

L'incidente mortale si era verificato il 15 ottobre dell'anno scorso sulla Casilina, in territorio di Ferentino. I mezzi coinvolti erano l'auto condotta da Francesco Scarsella, una Smart, e la moto Suzuki con a bordo i due coniugi che vivevano a Cassino, dove lavoravano nell'indotto Fiat (l'uomo era ingegnere), anche se entrambi erano di origini campane, di Aversa e Sant'Antimo.

L'impatto, in base a quanto ricostruito dal perito Francesco Di Gennaro, è avvenuto nella carreggiata di pertinenza della moto delle vittime. L'auto condotta da Scarsella, che da Anagni viaggiava verso Ferentino, mentre stava affrontando una curva - secondo il perito - avrebbe avuto un'anomala deviazione a sinistra finendo con l'impattare con la moto.

L'uomo morì sul colpo, la donna in ospedale a Latina. Entrambi i mezzi viaggiavano a velocità contenuta. Secondo il consulente, l'auto, in un tratto con il limite a 50, viaggiava sui 65 chilometri. A rendere la posizione di Scarsella più grave c'era anche il fatto di avere la patente revocata nel 2006. A seguito del sinistro, Scarsella finì in stato d'arresto e venne, per un periodo, piantonato dai carabinieri in ospedale. Attualmente si trova agli arresti domiciliari. Il difensore pur essendo parzialmente soddisfatto dell'esito dell'udienza ha comunque preannunciato ricorso in appello.