Nella querelle innescata dal Patom, il Piano d'azione per la tutela dell'orso marsicano, che sta coinvolgendo comitati pro e contro il progetto, sono intervenuti un po' tutti, soprattutto i cacciatori del versante laziale del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e le associazioni per la protezione animali e della fauna che nel Parco hanno il loro habitat.

Ultimo punto (solo in ordine di tempo) di discordia sembra essere l'interpretazione di alcune norme emanate per estendere ai territori limitrofi del Parco nazionale d'Abruzzo particolari divieti per l'esercizio della caccia.

Si sa che l'Area contigua nel suo complesso non è mai stata istituita, con l'eccezione del versante molisano e, da luglio di quest'anno, anche dall'Abruzzo; nel Parco continuano a trovare applicazione regole determinatesi, anche per via giurisprudenziale, come Zona di protezione esterna. «La caccia all'orso è vietata da una legge italiana e vige su tutto il territorio nazionale - dicono alcuni rappresentanti dei cacciatori - Significa che l'orso non è cacciabile né nel Parco né appena fuori né in tutta Italia».

Ma l'ente di Pescasseroli prosegue nell'emanare provvedimenti tutti incentrati sull'istituzione dell'ampliamento detto "Zona di protezione esterna" al Parco stesso (il primo è datato agosto 1970). È altrettanto vero che tale zona deve essere istituita dalle tre Regioni nei cui territori ricade il Parco e, si legge nel sito istituzionale del Parco: "l'area contigua nel suo complesso non è mai stata istituita", infatti manca proprio il Lazio.

E la conferma l'ha data lo stesso presidente del Parco nazionale d'Abruzzo, Antonio Carrara, quando lo scorso 5 luglio ha rivolto il suo plauso alla perimetrazione dell'Area contigua da parte della giunta regionale abruzzese: «Mi auguro che al più presto si possa aggiungere anche la Regione Lazio - ha detto in quella occasione Carrara - per completare un percorso avviato dalla Regione Molise nel 2008».