Gli ultimi momenti dell'aggressione ad Emanuele Morganti. A raccontarli, davanti alla Corte d'assise di Frosinone, uno degli otto ragazzi, presenti quella notte del 24 marzo 2017 al Miro music club di Alatri, in piazza Regina Margherita, sentiti ieri.
Pur tra tanti "non ricordo", diverse sollecitazioni del pubblico ministero Vittorio Misiti, del presidente della Corte Giuseppe Farinella nonché degli avvocati e l'affermazione di una visuale parzialmente coperta, il testimone ha fornito un contributo ulteriore rispetto a quanto emerso dalle precedenti deposizioni ieri e nelle passate udienze.
Davanti alla Corte d'assise sono sotto processo per omicidio volontario gli alatrensi Franco e Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e il frusinate Michel Fortuna, difesi dagli avvocati Marilena Colagiacomo, Angelo Bucci, Massimiliano Carbone, Christian Alviani e Martina Di Liberatore. La famiglia Morganti è parte civile con l'avvocato Enrico Pavia.
L. M., alle domande del pm, ha ricostruito i fatti dal momento in cui Emanuele veniva spinto fuori dal Miro dai buttafuori. Morganti - ha spiegato il teste - tentava di rientrare, ma veniva spinto fuori. Quindi, il ragazzo ha riferito sul ruolo dell'amico di Emanuele, Gianmarco Ceccani, intervenuto in favore del primo. Il teste ha quindi spiegato di aver visto Emanuele andare verso la parte alta della piazza così come Ceccani inseguito da Franco Castagnacci. Quindi, ha aggiunto di aver visto quest'ultimo bloccare Gianmarco mentre cercava di scavalcare il muretto di via dei Vineri per andare in soccorso dell'amico. «Lo ha trattenuto da dietro come se non volesse farlo scappare», ha detto alla corte il testimone. Al tempo stesso, infatti, il teste ha ricordato di aver visto Emanuele tornare in piazza: «C'erano molte persone e lo hanno accerchiato».
Del gruppo di aggressori di Emanuele, il teste parlando di un nutrito gruppo di persone ha chiarito di aver riconosciuto Mario Castagnacci e Paolo Palmisani e un giovane molto robusto che indossava un maglione bianco. Il teste, a quel punto, ha riferito di un secondo momento, questa volta in piazza, in cui Franco Castagnacci avrebbe bloccato Ceccani. Quindi, la deposizione si è concentrata sulla parte finale dell'aggressione a Morganti.
«Vedo Mario Castagnacci sferrare un pugno ma non ho la certezza che l'abbia preso», è stata la prima versione resa dal teste. Il pm Misiti gli ha contestato che ai carabinieri aveva dichiarato di aver visto «nettamente» Mario colpire Emanuele alla nuca. Al che il teste ha ricordato la circostanza, ma ha anche aggiunto di aver visto Emanuele accusare il colpo, sbilanciarsi e cadere. Incalzato da altre domande e, in modo particolare, se Emanuele fosse caduto subito, il ragazzo ha spiegato che «Emanuele ha proseguito qualche metro e si è sbilanciato». Il pm gli ha contestato quanto dichiarato ai carabinieri, ovvero di aver visto Emanuele barcollare, inseguito dai tre (ovvero Mario, Paolo e il terzo uomo robusto) che continuavano a colpirlo e poi cadere.
«Ho visto che stava per cadere - ha raccontato il teste - Ho sentito un rumore ma non l'ho visto sbattere perché avevo la visuale coperta». Poi con Emanuele a terra, ha ricordato di aver visto una ragazza alta, bionda con un vestito nero chinarsi su Emanuele. Ma anche qui la visuale coperta gli ha impedito di apprezzare meglio la scena. Poi ha riferito di un'auto, un'Audi dalla quale scendeva un ragazzo chiamare Agirè per farla salire in auto. Sul punto c'è stata la contestazione dell'avvocato Pavia di parte civile che, in base a quanto dichiarato dal teste ai carabinieri nell'immediatezza dei fatti, era leggermente diversa ovvero: «Agirè, andiamo sbrigati, non dire il mio nome».
Al che il teste ha confermato la versione di allora. Il pm ha chiesto di riconoscere gli imputati, con il teste che ha riconosciuto i tre di Alatri, ma non Fortuna. Sullo scontro finale, si è concentrato l'avvocato Carbone per capire se dopo quello di Mario ci sono stati altri colpi ad Emanuele, ma il teste non ha saputo spiegare meglio la circostanza, anche a causa della visuale coperta. Quindi, come anche l'avvocato Alviani, alcune domande si sono concentrate su eventuali confronti tra i testi su quanto visto.
L'avvocato Colagiacomo, invece, ha voluto chiarimenti sul secondo tentativo, da parte di Franco, di immobilizzare Ceccani, una novità emersa ieri. Il teste ha confermato la circostanza senza però fornire ulteriori specificazioni sulle modalità dell'"abbraccio".