Ma quale guanto di sfida dell'antica tradizione cavalleresca, ma quale singolar tenzone a suon di sonetti. Ora le offese sono taglienti e colpiscono nel segno se affidate al mondo virtuale, quello in cui si vive, ci si specchia, in cui si affrontano temi seri e si dà sfogo al voyeurismo più basso. Eppure lo stesso che rischia di farci finire nelle aule di giustizia a rispondere delle nuove ipotesi di reato riunite nei "crimini informatici".
Nei guai, questa volta, è finito un cinquantenne di Pontecorvo che intorno a Ferragosto insultò su Facebook sindaco e assessore al Bilancio e che per questo ora risulta indagato (con un avviso di conclusione delle indagini recapitatogli qualche giorno fa) per diffamazione perpetrato attraverso le reti informatiche o telematiche. Come stabilito da una sentenza della Corte di Cassazione del 2015, «postare un commento offensivo sulla bacheca di Facebook integra il reato di diffamazione a mezzo stampa. Il giudice di legittimità ha stabilito che inserire un commento su una bacheca di un social network significa dare al suddetto messaggio una diffusione che potenzialmente ha la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone sostiene ancora la Cassazione sicché, laddove questo sia offensivo, deve ritenersi integratala fattispecie aggravata del reato di diffamazione».
Secondo quanto denunciato dal sindaco Rotondo e dall'assessore Carnevale, le ingiurie avevano fatto seguito a un video dell'Esecutivo sui controlli per la stabilità dei ponti dopo la tragedia di Genova. Sotto il video reso pubblico sul web, i commenti poco edificanti della penna "incontinente" che ha apostrofato i due amministratori come "Stanlio e Ollio... Quelli veri facevano ridere... solo a Pontecorvo possono amministrare due persone così". E altri insulti anche a sfondo omofobo.
Ora il cinquantenne, che potrebbe rischiare il processo, ha venti giorni per presentare memorie, chiedere di essere ascoltato o richiedere il compimento di atti d'indagine.