Il cippo miliare che si trova all'ingresso sud della città di Cassino è andato in pezzi. Una brutta sorpresa ieri mattina per gli storici e gli archeologici che, proprio per quel manufatto del diciottesimo secolo, avevano già combattuto diverse battaglie per evitare che venisse distrutto e gettato durante i lavori della rotatoria che risalgono al 2005. L'alacre impegno e la battaglia condotta dall'esimio professor Emilio Pistilli portarono al riposizionamento del cippo, che venne però inglobato alla base nel cemento. Forse è proprio quest la causa della rottura, storicamente infatti questi manufatti erano sistemati nel terreno e un impatto non ne avrebbe causato al rottura semmai lo sradicamento.
Già ieri mattina è stato avvisato il Ministero per i Beni Culturali e l'Astral che però ha spiegato che ha competenza solo in ambito di viabilità, in questo caso la palla rimbalza al Comune. La struttura è rimasta a terra e sono due gli aspetti fondamentali, il primo è il pericolo che rappresenta sia per gli automobilisti che per gli utenti della strada che potrebbero ferirsi anche gravemente, il secondo aspetta riguarda invece il recupero del cippo, i pezzi sono rimasti esposti alle intemperie e andrebbero quantomeno recuperati e protetti in maniera corretta in attesa di adeguato restauro.
La storia
Quello andato in pezzi non è un semplice pezzo di marmo ma è un pezzo di storia del territorio. In epoca borbonica c'era una strada che collegava il porto di Napoli al distretto industriale di Sora. Sulla strada erano posizionati questi segnalatori miliari, che fornivano le indicazioni ai commercianti e a chi trasportava carichi nell'Alta Terra di Lavoro. Ce ne erano molti lungo la Casilina ma sono andati distrutti, sono stati trafugati o inglobati in altre strutture. Ogni tratto di questa strada è importante e anche quello che noi conosciamo oggi con un nome lo ha per un motivo specifico come ad esempio il "quinto ponte", chiamato così perchè era il quinto nel tratto da Cervaro a Cassino.