Il caso del fiume Sacco esplode sui social e non risparmia nessuno. Il sindaco di Ceccano minaccia di dimettersi. Marco Maddaleni, come un moderno Zola, fa un lucido "J'accuse" per attirare l'attenzione sui disastri ambientali del territorio. Il prefetto della provincia fa suo l'allarme di amministratori e cittadini. Il comitato della valle del Cosa denuncia, ad Alatri, i sintomi degli stessi dissesti.
Quella della valle del Sacco è la questione principe di un degrado ambientale che ha gradualmente consumato territorio e salute e messo allo scoperto interessi economici e distrazioni istituzionali. La zona è considerata un lembo della "Malaterra", la lunga striscia d'Italia di cui racconta Marina Forti, giornalista del "Manifesto" e "Internazionale", nel suo libro. Sarà proprio la scrittrice a parlarne, venerdì 30 novembre alle 21, al Coworking Gottifredo, insieme a esperti, rappresentanti di associazioni e consiglieri comunali, come Gabriella Arcese.
Principio di tutto, per la Forti, è l'insediamento della "Parodi Delfino" a Colleferro, primo agente di inquinamento, a cui si aggiungono l'industrializzazione della Cassa per il mezzogiorno, le aziende chimiche con scarichi abusivi e gli avvelenamenti da esaclorocicloesano. Seguono episodi agghiaccianti: le venticinque mucche stecchite nella campagna di Anagni, il cianuro e i pesticidi entrati nella catena alimentare, la crescita dei tumori legati all'avvelenamento.
Tema, questo, che dovrebbe essere ragione di mobilitazione.
A marzo è stato firmato un accordo per la bonifica della Valle, ottenendo, per l'obiettivo, ventisei milioni di euro dalla Regione Lazio e dallo Stato. L'incontro di venerdì rappresenta un'occasione per capire meglio e agire.