Uno striscione per chiedere giustizia per Serena Mollicone e Stefano Cucchi. Tre tifosi del Frosinone alla vigilia del match Frosinone-Empoli sono stati accusati di aver affisso, al curvone di viale Mazzini, uno striscione ritenuto offensivo dei carabinieri. Per questo erano stati indagati per il reato di vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate. Oltre alla denuncia, nei loro confronti era stata attivata la procedura per il Daspo. I tre, probabilmente individuati grazie alle telecamere, hanno contestato le accuse e ora incassano la richiesta di archiviazione.

Il pubblico ministero Barbara Trotta, infatti, non ha ravvisato estremi di reato nella loro condotta. Nello striscione, pur senza nominare i carabinieri, si faceva un collegamento tra i casi Cucchi («botte nelle caserme» era scritto) e Serena e si invocava «giustizia» per entrambi. Nel motivare la richiesta di archiviazione il pubblico ministero ha evidenziato che la frase non è riferibile alle forze armate o ai carabinieri nello specifico, ma unicamente ai singoli sospettati di aver posto in essere le condotte che poi hanno portato ai decessi di Cucchi e della Mollicone.

Una richiesta di archiviazione accolta con favore dalla difesa dei tre (rappresentati dall'avvocato Riccardo Masecchia e Franco Fontana) che ora, in attesa della decisione del gip che dovrà dire l'ultima parola sul caso, si concentra sugli aspetti amministrativa della vicenda. Lo striscione era stato subito rimosso.