Prosegue il declino del commercio nel centro storico di Atina: la scorsa settimana ha chiuso la macelleria Cicchini di via Vittorio Emanuele: da oltre mezzo secolo, anche se sotto diverse gestioni, serviva la popolazione dell'intero territorio atinate e non. Oramai sono meno di una dozzina le attività commerciali aperte nella parte alta di Atina, escludendo i bar e le attività di ristorazione.

A vuoto tutte le ricette pensate dalle amministrazioni che si sono succedute a Palazzo Ducale dal 2008 in poi, anno che diede inizio alla grande crisi economica. E dire che la vocazione turistica della città della Valcomino potrebbe rappresentare la svolta tanto attesa per ridare slancio a una situazione da troppo tempo statica se non in regressione. Il turismo, sulla carta, dovrebbe convincere prima e convogliare poi i turisti a visitare Atina inserendola come tappa nel loro tour; ma il turismo si attrae rendendo vivo il borgo del centro storico e ciò anche aprendo le botteghe pronte a vendere i prodotti tipici del territorio. Se ciò non avviene, allora a che servono i convegni, gli incontri e le manifestazioni dedicate a far conoscere i tradizionali prodotti tipici di Atina se poi nessuno li offre in vendita nei luoghi che più si addicono a questo particolare commercio, le antiche botteghe e i caratteristici negozi ancora presenti nel centro storico ma miseramente chiusi e dimenticati.

È pur vero, però, che c'è un altro fattore a incentivare la chiusura dei negozi: il continuo spopolamento del borgo. Se il trend non invertirà la rotta, il centro storico aspetta rassegnato di conoscere quale sarà la prossima bottega a chiudere.