È il racconto di uno dei figli di Gloria Pompili a ricostruire i fatti avvenuti dentro la Bmw, sulla strada del ritorno da Nettuno a Frosinone, quando l'auto percorre la Monti Lepini e all'altezza di una piazzola di sosta in prossimità di un albergo, Gloria, la mamma, inizia a stare malissimo e poi muore. Il piccolo con il fratellino era in auto, sul sedile posteriore e ha visto tutto: alcuni giorni dopo la tragedia mentre si trova in una struttura protetta, in un momento di gioco, all'improvviso si interrompe e, come ha riferito un educatore, esclama che la mamma è morta. «Ha tanto dolore, sta all'ospedale, l'hanno portata all'ospedale».

Il gip Bortone che aveva emesso l'ordinanza di custodia cautelare, aveva sottolineato che il piccolo quando ha raccontato le fasi del pestaggio alla mamma, ha assunto una espressione di profondo dolore,  probabilmente immedesimandosi nel dolore della mamma e diceva testualmente. «L'hanno ammazzata». Alcuni giorni dopo arriva una nuova conferma.
È sempre uno dei figli della donna che figura anche come testimone che ad un certo punto rivela ad una educatrice con cui ha instaurato un rapporto di fiducia e confidenza che vuole svelarle un segreto.
«Ti devo dire una cosa all'orecchio, Salem è cattivo e ha dato tante botte a mamma con le mani e con i calci in macchina e fuori dalla macchina, tanto sangue», aggiunge il piccolo con uno sguardo spaventato alzando anche il tono della voce ed è in quel caso che chiama in causa l'altra imputata. «Anche zia Loide, perché volevano i soldi da mamma».

È questo uno dei passaggi più raccapriccianti e difficili di tutta l'inchiesta nel corso della quale gli indagati sono stati estremamente cauti nel parlare al telefono e nel timore di essere intercettati.
«Hanno parlato sotto voce e in modo cauto, sia in auto che nelle sale d'attesa dei carabinieri prima di essere ascoltati». Alcuni giorni dopo l'omicidio di Gloria c'è un altro particolare molto importante: Salem si attiva per lavare l'auto, la Bmw dove è stata picchiata ferocemente la donna e al telefono si raccomanda con il proprietario del lavaggio. «Non ti preoccupare la lavo bene» è la risposta che arriva. Alcuni giorni dopo i carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina chiudono il cerchio, raccolgono tutti gli elementi e arrestano i presunti autori dell'omicidio

«Gloria era completamente sola», una giovane donna senza nessuno, anzi succube della zia Loide Del Prete, che la picchiava e la sfruttava. Tutto il resto, attorno, era anche peggio. C'è pure questo negli atti del processo per l'omicidio della venticinquenne di Frosinone; la sua biografia viene fuori, nitida e violenta, dalle parole di chi la conosceva da tempo e di quelli che, invece, l'hanno vista solo negli ultimi giorni prima della morte. Però le loro versioni coincidono: Gloria Pompili era una ragazza taciturna e non confidava ad alcuno la sua vita d'inferno, che, però, emergeva comunque. È terribile ciò che racconta la donna che le aveva dato in affitto l'appartamento: «...è stata sottoposta a violenze fisiche che hanno coinvolto talvolta anche i bambini... una situazione di abbandono che era stata denunciata ai servizi sociali... i due bambini piccoli di Gloria venivano messi all'interno di una cassetta di plastica sorretta da un filo bianco di antenna legato intorno a una ringhiera e sospesa nel vuoto fuori dal balcone, ciò per impedire che durante "le loro cose" gli adulti non venissero disturbati».

Un'altra testimone che abita nel palazzo in cui si trovava l'appartamento occupato abusivamente da Gloria, dalla zia Loide Del Prete e dal marito di quest'ultima, ha dichiarato che da quella casa aveva visto uscire uomini che lasciavano soldi. Molto di ciò che è accaduto in quello stabile è stato «registrato» visivamente dai vicini e dai dirimpettai, una in particolare ha descritto nei dettagli un'aggressione a Gloria risalente a poche settimane prima del decesso. La testimone ha riferito di aver visto dalla finestra del suo appartamento Saad Mohamed, compagno di Loide Del Prete, picchiare Gloria con un frustino-bastone fino a sfinirla, tanto che la giovane si era appoggiata ad un tavolo per i numerosi colpi ricevuti. Una scena pressoché identica si era già verificata un'altra volta e sempre sotto gli occhi della dirimpettaia.

Un puzzle di episodi tutti uguali ripetuti più volte, specie tra novembre 2016, quando Gloria e i suoi figli che allora avevano quattro e due anni, deve farsi curare in ospedale a Frosinone, ad agosto 2017.
Risulta che la mattina del 23 agosto 2017, giorno in cui è morta, Gloria fosse stata picchiata già alle 8.45 in auto dalla zia Loide, che le aveva sferrato diversi pugni in testa. Verso le 13 di quello stesso giorno la ragazza si reca in un negozio nella zona di via Padiglione a Nettuno, dove si prostituiva, e acquista una bibita e del cioccolato; il titolare del locale nota che Gloria si tiene con una mano la testa e con l'altra un fianco, dolorante e con gli occhi neri; lui le chiede se ci sono problemi e la ragazza dice che le fa male la pancia. È possibile quindi che quelli fossero i postumi delle botte del mattino.

Il racconto dei vicini è assai simile a ciò che riferiscono le altre prostitute di via Padiglione. È una di loro a dire che «quella ragazza era estremamente sola, non aveva un protettore; una volta ha litigato con un'altra prostituta che l'ha presa schiaffi perché occupava il suo stesso posto, racconto questo episodio per dire che se avesse avuto un protettore ciò non sarebbe accaduto».
E ancora un'altra prostituta della zona ha dichiarato: «... io notavo che quasi tutti i giorni questa ragazza aveva lividi o sul volto o sul petto; sul volto lei cercava di coprirli con il correttore ma non ci riusciva e comunque si vedevano lo stesso. Era una ragazza riservata e si capiva che non voleva parlare, era un tipo un po' respingente da questo punto di vista.. una volta le ho chiesto di un livido sul petto e lei mi rispose che aveva sbattuto contro un tavolo»

di: Graziella Di Mambro