Liscio come l'olio. Macché, non stavolta. Tempi duri per gli olivicoltori della provincia di Frosinone che devono fare i conti con una produzione che sfiora il meno 50, meno 60%. In negativo come il trend nazionale dal quale, rispetto al 2017, ci si aspetta un meno 40%. Diversi i fattori. In principio il grande freddo che ha interessato anche la Ciociaria. Colpevole Burian, il vento gelido che, nelle battute conclusive di febbraio, ha indebolito gli alberi. Spacchi nella corteccia che hanno inficiato l'integrità degli ulivi. E, successivamente, nel periodo estivo, gli sbalzi di temperatura e le piogge hanno causato un clima maggiormente umido rispetto agli anni precedenti. Questo l'habitat ideale per la mosca olearia. Si tratta di un insetto in grado di intaccare la salubrità dell'oliva. Attacca, sotto i cinquecento metri, direttamente la pruna e depone l'uovo rovinando il frutto. Il resto è storia recente. E del maltempo che ha colpito la provincia di Frosinone.
Olive a terra e tanti saluti all'abbondanza di produzione. In molti casi, per salvare il salvabile, gli olivicoltori sono stati costretti ad anticipare di dieci-quindici giorni il periodo di raccolta: partito circa un mese fa.

In termini numerici, dalla panoramica effettuata con agrotecnici, olivicoltori e frantoiani, si riscontra un calo della produzione, rispetto a una situazione di normalità, pari a circa il 60%.
In alcuni casi, addirittura, il 100%. Alcuni privati, per l'appunto, non hanno prodotto quest'anno neppure un litro di olio. Un quadro che si potrebbe pagare a caro prezzo. Nel vero senso della parola perché lo "spettro" aumenti, in virtù anche della tendenza nazionale, è possibile. Il rialzo alla luce della minor produzione, per intenderci. La cifra di vendita per un litro di olio, non stiamo parlando di quello che troviamo nella grande distribuzione, si aggira intorno ai dieci euro.

Il tour in Ciociaria
Dal nord al sud della provincia. Non si salva nessuno. Il gelo, l'umidità e la mosca olearia hanno fatto la voce grossa mettendo in difficoltà gli olivicoltori della Ciociaria. Il "tour" parte dalla zona nord, nella fascia ernica. I territori sono quelli di Vico nel Lazio, Paliano, Piglio, Acuto, Trivigliano, Torre Cajetani. Il riferimento è il Frantoio Olivicola degli Ernici di Vico nel Lazio. Qui, approssimativamente, l'incidenza negativa è di circa il 50-60% per quel che concerne la produzione. Qui dai 19.000 litri circa di olio in una situazione di normalità si passa a 8.000/10.000.
Dall'azienda Stefano Ceccanese parla di «situazione negativa» e del fatto che, riferendosi al lavoro di frantoio, «alcuni clienti abituali quest'anno non hanno prodotto neppure un litro di olio».
Da Vico nel Lazio ad Alatri, la situazione viene confermata da Americo Quattrocciocchi, dell'omonima azienda agricola. Anche in questo caso, inglobando anche il quadro degli oliveti di Veroli, si stima un calo di produzione pari a circa il 60%. Un problema, spiega, «derivante non soltanto dal freddo di febbraio-marzo, ma anche dalla pioggia caduta nel periodo di fioritura.
Il resto lo ha fatto la mosca olearia». «Produzione scarsa» anche a Boville Ernica. E a parlare è Luigi Cocco dell'omonima azienda agricola-frantoio. Anche qui il calo è notevole.
Se, in una situazione di normalità, il suo lavoro produce dai 6.000 ai 7.000 quintali, quest'anno la cifra si aggira intorno ai 1.000 quintali. Nessun miglioramento neppure spostandoci a Vallecorsa, cooperativa La Carboncella. A Vallecorsa, "culla" delle macere, terrazzamenti in pietra olivetati che rappresentano un paesaggio unico, a fare il punto della situazione è l'agrotecnico Ernesto Migliori che punta il dito contro la mosca olearia. «Queste -evidenzia- Depositano le loro uova nella drupa con conseguente sviluppo della larva. Un forte attacco che inficia la polpa e compromette, dunque, il raccolto. Problemi forti sono stati riscontrati nel periodo dell'allegagione (il passaggio da fiore a frutto, ndr)». E anche a Vallecorsa si parla di un calo di produzione di circa il 50-60%.
Il giro tra gli oliveti della provincia di Frosinone prosegue nella zona sud. A Castrocielo, nel frantoio oleario Anna Maria Vecchio. La situazione è negativa anche nei paesi limitrofi: Roccasecca, Pontecorvo, Colle San Magno, Aquino. E, spiega dall'azienda Dino Vecchio, «in alcuni casi non c'è stata né fioritura né allegagione. Conosco casi di persone che, quest'anno, non hanno raccolto nulla. Si può parlare di un dato negativo che sfiora il meno 60%».

In Italia
Annata complicata per l'olio italiano. Dopo un 2017 proficuo, 428.000 tonnellate, a livello nazionale, la situazione non è migliore. Appena 260.000 tonnellate previste. Meno 40%, la proiezione.
La panoramica "previsioni di campagna produttiva olio 2018/2019, è di Ismea, istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare. Male il Meridione: crollo verticale per la Puglia (-58%), scendono Calabria (-34%) e Campania (-30%). Il Lazio risulta al -20%. Note positive al Nord: +40% per il Veneto e +50% nella previsione per la Liguria. Ok Toscana (+15%) e Umbria (+20%).
Sui prezzi, quelli che l'industria paga ai produttori e non quello che troviamo sullo scaffale, si prevede un aumento scegliendo olio 100% italiano. Gelo, umidità, mosca olearia. Nulla è filato liscio come l'olio-