-"Wè, ce l'hai?". "No".
-"Iamm non fa gli sciem"
-"Non ce l'ho veramente".
-"Su, non perdmm tiemp o vuoi na faccia d schiaffi"
Basta una risata e un abbraccio per capire che stanno giocando, la roba c'è, nel taschino della camicia, e il baby cliente viene rifornito. Siamo nel cuore della piazza, dopo mezzanotte. E' la piazza-salotto di Cassino, un luogo incantevole, invidiato in tutta la provincia. Un teatro naturale dove divertirsi è di casa. Attività commerciali che affacciano su uno spazio vitale utile per ritrovarsi in gruppo, passeggiare, raggiungere tutti gli altri luoghi del centro. O dello sballo. I perimetri urbani, infatti, raccontano luoghi incantevoli e conformazioni che pochi altri centri possono vantare, mentre la geografia della cittadina sorta ai piedi del cenobio benedettino favorisce continue migrazioni dai territori confinanti, dalla Valcomino, dalla Valle dei Santi, dal litorale pontino (d'inverno), dalla vicina Campania e, soprattutto, dall'area molisana.

Migrazioni che fanno salire a diverse migliaia il numero delle presenze ogni weekend. Ecco allora il tratto distintivo di un'area che, pur non investendo in cultura e svaghi, si ritrova a calamitare generazioni di giovani e ragazzini per la sua movida allegra e spensierata. Se non fosse che diventa pure ricettacolo di malaffare. Attraente per le aziende dello spaccio che trovano tante facili prede da accalappiare.  Se i minorenni fanno già la loro parte portandosi i superalcolici da casa e andando a colonizzare gli angoli bui limitrofi alla piazza, a incarnare le sirene della tentazione ci sono altrettanti minori assoldati per smerciare "fumo" a queste anime poco "innocenti", molto più sveglie del passato e in cerca di eccessi come l'ossigeno.

"Noi non ci restiamo molto in piazza perché se non "partecipi", dopo un po' ti isolano": ha 14 anni, tacco 10 e gonna sopra le ginocchia. E' insieme alle amiche sta passeggiando, allontanandosi dalla piazza. Problema antico, non certo collegato alla sola movida. "Pure a scuola, è così, ma per lo più si organizzano per il pomeriggio". Raccontano. All'una dalla piazza esce un altro gruppetto. hanno poco più di trentanni. Sono belle e curate. Hanno anche un'età confacente alle ore piccole, eppure se ne vanno. "Andiamo da qualche altra parte, stiamo un altro po' tra di noi. Lì in mezzo - dice la più giovane - pensano solo a bere e a "fumare". Sarebbe bello anche solo scambiare due chiacchiere civili". Ma non si può. Dopo una certa ora, la zona si trasforma. Nonostante l'estrema serietà di bar e locali, l'occhio clinico su chi chiede consumazioni, la musica che scende di volume. Non è un problema di chi la piazza la rende viva ma di chi la vuole "contaminare".

Quando arrivano carabinieri e polizia e restano ai bordi, il sistema di vedette alza le antenne. Quando entrano nella piazza, magari con le unità cinofile, c'è imbarazzo. Stranamente si svuota. Parte un fuggi fuggi felpato, migrazioni che tanti hanno visto e ribattezzato proprio con questo nome. Qualcuno lo ha chiamato anche "esodo".
Più tranquille sono le stradine laterali, lì non arrivano sirene a sorpresa perché vengono protette dall'isola pedonale. Gli scambi sono simultanei. Basta un secondo. Perché la trattativa si è fatta nel pomeriggio oppure tramite whatsapp. Ognuno ha i suoi punti di riferimento e la geografia dei pusher cambia in continuazione. Non c'è più un gruppo egemone come ai tempi del sodalizio Ferreri-Panaccione.

Dopo l'operazione "La Storia Infinita" (seguita da "I due leoni" e "Dust of death"), parecchie cose sono cambiate. Nelle aree dello spaccio urbane - non solo la piazza - gravitano altri nuclei, che agiscono in maniera isolata, come pure i famosi "cani sciolti", soggetti insospettabili che neppure rischiano troppo, acquistano "in loco" determinati quantitativi - in regime di sub-appalto da chi va a rifornirmi dai grossisti campani - e li smerciano con discrezione. Per strada. Difficile, infatti, che si ripeta la situazione del passato con i clienti che citofonano a casa laddove l'occhio degli investigatori potrebbe allungarsi in quella direzione. Spesso lasciano la roba in determinati punti urbani (anche come nascondigli) o la portano in piccolissime quantità. Si esce anche per una dose sola. Si intascano 10 o 20 euro e poi si riparte. A fine giornata la cento euro la racimolano tutti e ognuno è soddisfatto. Tempo di crisi, in queste settimane, per qualche arresto di troppo nelle zone confinanti laddove c'erano parecchi cassinati che si rifornivano. Ma non è servito neppure piangersi troppo addosso. I più svegli hanno già trovato nuovi fornitori. La città ne ha sofferto un pochino, prezzi un pizzico più alti per una situazione che già sta tornando…normale.