Prima la frequentazione del ristorante, poi la richiesta di protezione, infine le minacce con un coltello. Per la tentata estorsione ai danni del titolare del ristorante il Cardinale di Paliano, il tribunale di Frosinone ha inflitto una condanna a un anno e quattro mesi a Dimitri Palermo, anch'egli di Paliano.
Secondo quanto ricostruito dal sostituto procuratore Barbara Trotta, che al termine della requisitoria ha formulato anche la richiesta di condanna, i fatti sarebbero accaduti nell'ottobre del 2015. A quell'epoca l'imputato aveva iniziato a frequentare il ristorante il Cardinale alla Selva. Dopo aver preso confidenza con il proprietario Adriano Togneri ha iniziato a offrirgli la sua protezione. Gli ha fatto capire -secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini- che per lui era meglio pagare. E, nel corso del tempo, le richieste sono divenute sempre più pressanti. Tuttavia, essendo andati a vuoto tutti i tentativi di ottenere del denaro dal ristoratore, Palermo, stando a quanto ricostruito dall'accusa, sarebbe passato alle vie di fatto con minacce decisamente più dirette. In base agli accertamenti condotti durante le indagini, avrebbe tirato fuori un coltello per dimostrare che faceva sul serio e che in caso di mancato pagamento per la protezione sarebbe andato oltre le semplici minacce.
Minacce che hanno colpito nel segno, ma non nel modo sperato dall'imputato. Infatti, il ristoratore ha deciso che era il momento di dire basta e chiudere una situazione che rischiava di degenerare. Pertanto ha scelto di denunciare ai carabinieri quanto gli stava capitando. Così è partita l'inchiesta e Palermo è finito indagato per il reato di tentata estorsione. Il tentativo di intimidazione è stato così stoppato sul nascere. Dopo il rinvio a giudizio si è celebrato il processo che si è concluso nella giornata di ieri con la pronuncia della sentenza da parte dei magistrati.
Il tribunale di Frosinone, in composizione collegiale (presidente Mancini, a latere Fonte Basso e Propietti) ha accolto in pieno la richiesta avanza dal pubblico ministero e ha inflitto all'imputato la pena di un anno e quattro mesi nonché disposto il risarcimento del danno da quantificare in sede civile. Nel corso del procedimento, il ristoratore, per far valere le proprie ragioni davanti ai giudici, è stato assistito dall'avvocato Giampiero Vellucci. L'imputato, invece, è stato difeso dall'avvocato Mario Pica.