Seconda udienza dedicata all'esame dei testi della difesa nel processo a carico di don Gianni Bekiaris. L'avvocato Giuseppe Pizzutelli, difensore del sacerdote sotto processo per violenza sessuale nei confronti di un giovane parrocchiano, ha introdotto quattro persone, tre di Ceprano e una di Monte San Giovanni Campano, che hanno avuto contatti stretti con il religioso.

I primi tre hanno partecipato alla vita parrocchiale a san Rocco, a Ceprano. Uno di loro, che ha svolto attività da catechista, ha ripercorso i suoi rapporti con don Gianni, ricordando come la parrocchia era sempre frequentata dalla gente, il che impediva di appartarsi o comunque di fare qualcosa senza essere visti. Tra i testi sentiti anche chi conosceva il minore vittima delle presunte violenze sessuali definito una persona serena e tranquilla e che non era isolata dal gruppo.

Sentita anche la perpetua di Monte San Giovanni Campano, dove don Bekiaris ha esercitato la sua attività sacerdotale in precedenza. Ha descritto ciò che avveniva negli ambienti della parrocchia e affermato che don Gianni manteneva aperta la casa canonica dove poteva entrare chiunque. In più ha aggiunto di non aver mai visto in paese la parte offesa. La parte civile, per il ragazzo, l'avvocato Carla Corsetti ha evidenziato che i testi non hanno frequentato direttamente la parte offesa se non in tenera età o che comunque hanno avuto contatti marginali. Per il legale della parte offesa le testimonianze difensive non hanno scalfito l'impostazione accusatoria.

Il processo proseguirà l'8 gennaio, probabilmente con un diverso collegio giudicante. Saranno ascoltati altri sei testimoni della difesa, tra cui un paio di sacerdoti e un'insegnante della parte offesa. Inoltre, il tribunale dovrà decidere se ammettere una perizia medico-legale sulla parte offesa per accertare, come richiesto dalla difesa, se i fatti siano veritieri e quale sia lo stato attuale della vittima e se i disturbi di cui è vittima siano stati causati dai fatti oggetto della contestazione.

Nelle precedenti udienze erano stati sentiti i genitori della vittima, nonché lo psicologo, anch'egli sacerdote, che lo aveva aiutato nel percorso di recupero e che lo aveva indotto a confrontarsi sull'argomento con i genitori. In passato era stato chiamato a testimoniare anche il vescovo Ambrogio Spreafico che, però, ha opposto il segreto ministeriale.