Interviene anche il ministro dell'Interno e vice Premier Matteo Salvini sul caso di Desiree, la 16enne trovata morta alcuni giorni fa probabilmente uccisa dallo shaboo, la "droga degli stupri", dopo essere stata violentata forse da più persone. Il mezzo utilizzato è il social network Twitter: "Oggi voglio andare in San Lorenzo a Roma, non può essere un ricettacolo di spacciatori, e una ragazza non può morire stuprata nel cuore di Roma". 

Ieri mattina davanti a quel sito dismesso che doveva essere riqualificato da anni c'erano il padre e la madre della giovane Desiree. Il padre ha ottenuto il permesso di lasciare gli arresti domiciliari per recarsi a Roma a vedere il corpo della 16enne trovata morta a San Lorenzo. Arresti domiciliari disposti dopo una denuncia di stalking da parte della donna - da cui è separato da anni - e dalla stessa figlia che ad agosto aveva sporto una denuncia per aver ricevuto qualche sberla.

Desiree ad agosto si era nuovamente allontanata da casa e la madre aveva chiesto aiuto al padre che però aveva un ordine di non avvicinarla. Lui, incurante del rischio di una nuova denuncia, l'ha cercata, l'ha trovata, l'ha riportata a casa. Lei lo ha denunciato e l'autorità giudiziaria ha imposto i domiciliari. Qualche ora prima della tragedia quello stesso padre era di fronte ad un giudice per chiedere la revoca della misura - con il parere concorde anche della madre di Desiree - che però il giudice non si è sentito di annullare.