I tre medici legali a confronto per ricostruire le ferite sul corpo di Emanuele Morganti e stabilirne la causa della morte. Un'audizione fiume, di quasi due ore e mezza, nella quale il consulente del pubblico ministero (il professor Saverio Potenza dell'università di Tor Vergata) e quelli della difesa di Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, i dottori Arturo Di Folco e Stefano Moriani, hanno concluso in modo pressoché concorde sulla lesione principale, che ha provocato la frattura del cranio e l'emorragia fatale. Posizioni discordi su alcune ferite di minore entità.
Un'udienza, in alcuni momenti tesa, nella quale sono state mostrate le foto del cranio di Emanuele, provocando forte commozione e anche una reazione nervosa della sorella della vittima, uscita in lacrime dall'aula urlando (da fuori) contro i quattro accusati. Un breve momento di tensione subito ricomposto dal presidente della Corte d'assise, il giudice Giuseppe Farinella.
L'udienza a carico di Franco e Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna, difesi dagli avvocati Marilena Colagiacomo, Angelo Bucci, Massimiliano Carbone, Giosuè Naso e Christian Alviani, si è aperta con un breve ritardo nella traduzione di Mario e Paolo da Regina Coeli. Quindi, il professor Potenza, invitato dal pm Vittorio Misiti, ha illustrato le ferite sul corpo di Emanuele verificate nel corso dell'esame esterno sul corpo.
Ha considerato corretta la scelta dell'equipe medica dell'Umberto I di Roma di sottoporre il paziente, giunto in ospedale in coma, a un intervento al cranio. Anche se l'operazione ha in qualche modo limitato alcuni accertamenti autoptici, un passaggio evidenziato dal medico con molta prudenza (di «interferenza anatomica», ha parlato). Dalla lesione fronto parietale sinistra si è avuta una «importante frattura ossea della volta cranica da cui parte l'emorragia», ha chiarito Potenza, individuando la causa della morte in quest'importante emorragia cerebrale. Il medico ha fatto riferimento a delle escoriazioni «tutte attigue alla lesione principale» oltre che nella zona dell'orecchio e della mandibola nonché a piccole ecchimosi sul braccio «che hanno la caratteristica di lesioni da afferramento o di immobilizzazione». Lesioni - ha precisato - che non hanno una significativa lesività, ma che sono utili a capire le modalità dell'aggressione che non si è concretizzata in un solo punto. Come evidenziato dal consulente, la vittima è stata colpita e ha subìto un violento impatto contro il montante di un'auto in sosta, praticamente senza difesa.
Altrimenti, oltre alla testa, Emanuele si sarebbe ferito anche alle mani nel tentativo (che non ha fatto) di attutire la caduta. Quanto all'urto violento il medico si è soffermato sull'ostacolo fisso, ritenuto «compatibile con il montante dell'auto». In assoluto, il professore non ha escluso un impatto con un corpo contundente come un bastone o un manganello. Tuttavia, ha aggiunto - anche in risposta alle domande della difesa - che sarebbe dovuto arrivare da molto in alto, con molta forza e da un destrimano. «Io propenderei per la caduta», ha insistito in riferimento alle fratture della seconda e terza vertebra cervicale in conseguenza dell'impatto. Impatto violento subito da un soggetto che si muoveva a passo svelto e, come poi rilevato dall'avvocato Naso con riferimento ad alcune dichiarazioni ottenute nella fase delle indagini preliminari, barcollante. Potenza ha chiarito di non avere elementi oggettivi per spiegare la causa di quell'andatura barcollante.
Il punto della macchina dove Emanuele ha sbattuto «mostra altissima compatibilità con l'evento lesivo», ha concordato il dottor Di Folco evidenziando «l'impatto privo di difesa». L'altro consulente della difesa, il dottor Moriani, dopo aver concordato su «un'unica lesione importante» ha evidenziato, per le altre lesioni, la minima entità, la non ripetitività, ritenendo «non individuabile il mezzo» che le ha prodotte. Lesioni, a parere del consulente di parte, «che non compromettono lo stato di coscienza del soggetto e che non giustificano lo stordimento fino alla caduta».
Sulle altre lesioni, inoltre, l'interpretazione data da Potenza e Moriani per alcuni aspetti è risultata discordante con tanto di foto mostrate. Sul punto ha chiesto chiarimenti la parte civile, l'avvocato Enrico Pavia, e il consulente ha riferito di ferite «non ricondotte al traumatismo da caduta». Che Emanuele avesse un'andatura barcollante, argomento introdotto dall'avvocato Naso, Potenza ha spiegato di non avere elementi tecnici per una risposta precisa. Al che il procuratore Giuseppe De Falco ha chiesto se i colpi subiti da Emanuele potrebbero esserne la causa. Il consulente è stato molto cauto e ha evidenziato che il colpo subito da Emanuele è stato di «notevole forza cinetica». Che possa aver subito un pugno fino a sbilanciarlo, ha aggiunto Potenza, «me lo sono raffigurato». Ma il pugno - ha replicato su sollecitazione dell'avvocato Carbone - «è una delle tante ipotesi».