Divorzio, in Senato la proposta di legge per dire addio all'assegno di mantenimento. I figli avranno il doppio domicilio, dovranno trascorrere lo stesso tempo con mamma e papà, che divideranno le spese a metà. Un ddl che fa discutere, mentre a Cassino, come in Italia, è boom di divorziati.

La proposta di Pillon prevede diversi cambiamenti rispetto alla norma attuale. In primo luogo c'è l'addio all'assegno di mantenimento, dato nella maggioranza dei casi alle mamme, con cui il padre passa ogni mese una cifra stabilita per i figli. Se il disegno di legge di Pillon venisse approvato, mamma e papà dovranno provvedere ognuno a metà delle spese. Ma perché sparisce l'assegno? Perché i figli avranno due case e due domicili e, a meno di accordi diversi presi dai genitori, ogni bambino o bambina dovrà passare lo stesso tempo con i genitori, che non dovrà esser inferiore ai 12 giorni al mese.

Ma dal foro della città martire si leva un coro di disappunto che, nella proposta di legge Pillon, non vede niente di buono.
L'avvocato Lino Pulga si dice del tutto contrario: «I bambini, i figli, non sono e non devono essere considerati pacchi. Non sono dei beni che possono essere portati tre giorni da una parte e tre giorni dall'altra. Se pensiamo poi che spesso, con la tipologia di sentenza già in vigore, i bambini vengono divisi per le feste, obbligandoli a trascorrere il 24 dicembre con un genitore e il 25 con l'altro, o il 31 da una parte e il primo gennaio dall'altra causando molto stress e confusione nei bambini, è più che ovvio che un disegno di legge del genere non corrisponde ad un'eventualità concreta. Andrebbe, semmai, rivisto l'aspetto dell'assegno di mantenimento, affinché corrisponda a un compenso più equo, qualora il padre oltre all'assegno in realtà poi provveda anche all'acquisto di abbigliamento, libri e altri beni già inseriti nelle spese ordinarie previste dal giudice».

Paola Persichino, legale che si è occupata già di diversi casi di divorzio, anche complicati, ha una posizione ben chiara: «Trovo inadeguato su molteplici aspetti Il ddl Pillon: introduce la cosidetta bigenitorialità perfetta che di perfetto, però, ha solamente il nome. Pensare di poter dividere equamente tra madre e padre il mantenimento dei figli, il loro affido, e di conseguenza i costi e il tempo passato con loro, è un'utopia. Nella realtà, così come prospettato da questo ddl, il minore finirebbe per essere trasferito da un genitore all'altro come un pacco e poi come è possibile che "quel tempo e quei costi" di un genitore siano esercitati allo stesso modo dall'altro genitore? Insomma, i bambini hanno bisogno allo stesso modo di entrambi i genitori, e su questo non si discute, ma necessitano anche e soprattutto di stabilità e di serenità che non certo può essere garantita così come prospettato da questo ddl».

L'avvocato Roberta Di Zazzo può vantare una decennale esperienza nel campo: «Il concetto di bigenitorialità perfetta non può esistere perché, purtroppo, volente o nolente, i bambini devono avere un punto di riferimento in grado di garantire loro una certa stabilità. Da un punto di vista strettamente legale diventa veramente assurdo, in virtù del fatto che noi veniamo da un sistema che già da diversi anni prevede che la casa coniugale venga assegnata al coniuge affidatario proprio perché così il bambino non subisca deviazioni e stress, immaginare un bambino che viva tre giorni da una parte e tre giorni dall'altra, è ovvio che potrebbe andare ad inficiarne il benessere.

La legge tende a tutelare la prole prima di qualsiasi altra parte e in questo disegno di legge tutto c'è tranne che la tutela dei bambini. Si rischia che a "vincere" siano i più potenti a livello economico, chi infatti ha deciso di non lavorare per crescere i figli, madre o padre che sia, si ritrova magari a 40 anni fuori dal mondo occupazionale. Una legge iniqua per l'interesse psicofisico e sociologico dei minori e che agevola chi ha più stabilità economica».