I due livelli dello spaccio alle case popolari di Ferentino. È quanto delineato dall'informativa dei carabinieri, riportata dal gip nell'ordinanza di custodia cautelare che, venerdì, ha portato in carcere i fratelli Ivan e Loris Celardi, 27 e 20 anni, Giuseppe "Peppe" Puperi, 56, e Luca Abbate, 35., e, agli arresti domiciliari, la moglie di Ivan, Ilaria Mambolo, 30.

«La giornata del 26 gennaio 2018 risulta di fondamentale rilievo», scrive il gip Antonello Bracaglia Morante nell'ordinanza. Ovvero: «la conferma del livello superiore di Ivan e Ilaria, identificato in Giuseppe Puperi e l'attività di occultamento e confezionamento e spaccio di cocaina da parte di Loris Celardi il quale, molto più furbo e scaltro del fratello Ivan, non risulta approvvigionarsi come il fratello dallo stesso Puperi», ma ha «un proprio canale di approvvigionamento al momento non individuato». E dunque secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Ferentino, con l'ausilio anche delle intercettazioni telefoniche e ambientali oltre che con pedinamenti, osservazioni e le dichiarazioni degli acquirenti, al livello superiore c'è Puperi. Non mancano contrasti (tra i due fratelli, per esempio, non corre buon sangue), legati all'accumulo di debiti per l'acquisto di droga, ma non solo.
«Sin dal primo giorno di intercettazioni ambientali -si legge nell'ordinanza- Ivan Celardi dice alla moglie che se Peppe non gli cede la cocaina, si recherà personalmente presso il nascondiglio e gliela ruberà tutta, come ha già fatto in passato. Tale decisione trova l'approvazione della moglie Ilaria Mambolo». Nell'ordinanza Puperi viene definito «come il reggente dell'intera attività di spaccio di cocaina nel quartiere San Rocco di Ferentino e Tecchiena di Alatri, soggetto legato ad ambienti criminali (presumibilmente albanesi) di ben più alta levatura».

Stando alle accuse nasconde la droga nei posti più disparati, in una buca tra le rosse della montagna, sotto a un ponticello, sottoterra, e per questo più volte è stato derubato.
Come ricostruito nell'ordinanza Luca Abbate «oltre a gestire il proprio traffico si interpone tra Puperi e Ivan Celardi». Emblematica, in tal senso, una conversazione intercettata dagli uomini del maresciallo Raffaele Alborino e del capitano Camillo Giovanni Meo «te la sta dando a 60 -rivolto a Ivan- comportati da cristiano». Spesso, infatti, Luca rimprovera Ivan.
Su Puperi e Abbate i carabinieri hanno segnalato che «vivono una vita molto agiata certamente non confacente alle proprie attività lavorative». Il primo risulta essere minatore in una cava, l'altro pastore. Eppure, evidenzia l'ordinanza, «posseggono lussuose abitazioni recentemente totalmente ristrutturate».

Nel corso delle indagini è emerso il riavvicinamento tra i fratelli Celardi quando Ivan -così come ricostruito nell'inchiesta- che non riesce più a rifornirsi da Puperi, per dei debiti pregressi, si rivolge a Loris. Una decisione che non piacerà alla moglie del primo («Ilaria è imbestialita con il marito», scrive il gip). Durante l'attività investigativa i carabinieri hanno sottolineato anche i ruoli svolti dai fratelli Celardi e dalla Mambolo. La coppia, peraltro, come emerso dagli accertamenti dell'Arma non si fa scrupolo di far assistere ai vari episodi di cessione di cocaina anche la bambina. Stando alle accuse «acquistano droga, la rivendono, maneggiano denaro e, a volte, si drogano».
Di Loris, invece, gli investigatori rilevano la scaltrezza: «sono rare le occasioni in cui risulta aver avuto contatti telefonici si legge nell'ordinanza in quanto, come accertato, risulta avere contatti con i propri clienti esclusivamente tramite Whatsapp e Messenger di Facebook». E dopo una prima perquisizione, inizia a nascondere lo stupefacente ovunque.
I cinque, difesi dagli avvocati Luigi Tozzi e Marco Maietta, compariranno domani davanti al giudice per gli interrogatori di garanzia.