Si spacciava per alto dirigente del tribunale di Frosinone e amico di un magistrato siciliano. Era il suo modo per ingraziarsi clienti ai quali proponeva l'acquisto, a prezzi stracciati, all'asta di auto, da potenti bolidi a utilitarie. Ma non solo, sostenendo di essere molto amico del giudice garantiva il trasferimento di impiegati dell'amministrazione penitenziaria e di far vincere concorsi banditi dal ministero della Giustizia. Ma N.M., 42 anni, frusinate, è finito indagato per truffa aggravata e millantato credito. Anche il magistrato che, in qualche modo, è venuto a sapere che l'uomo spendeva il suo nome lo ha denunciato. Se, per il primo caso, è stata fissata l'udienza preliminare al 2 novembre, nell'altro il procedimento verrà stralciato in vista di definire la competenza, se Perugia o un altro distretto vicino a quello dove opera il giudice.

La tecnica utilizzata dall'uomo, secondo quanto accertato dal sostituto procuratore Barbara Trotta, che ha affidato le indagini alla squadra mobile di Frosinone, era assai collaudata. L'uomo frequentava il mondo delle aste immobiliari e mobiliari.
Così ha avuto modo di entrare in contatto con molte persone. E alcune di queste si erano dette interessate a partecipare.
Così il frusinate ha spiegato di essere addentro ai meccanismi delle aste e di essere in grado di concludere ottimi affari.
L'uomo, che si spacciava di volta in volta con nomi di versi, sosteneva di ricoprire un importante ruolo all'interno del tribunale che gli avrebbe consentito di garantire ai clienti la certezza di aggiudicarsi l'occasione attesa.

L'affare in questione consisteva nella partecipazione alle aste nelle quali vengono vendute le autovetture sottoposte a confisca. Mezzi diversi, dalle Range Rover alle utilitarie come Fiat Panda, Punto o Cinquecento. Il presunto truffatore per chiudere l'affare pretendeva e, in qualche caso, ha ottenuto un congruo anticipo. Una ventina di persone sono, infatti, cadute con tutti e due i piedi nel raggiro. L'anticipo, che doveva servire a partecipare all'impresa, variava a seconda del tipo di mezzo da aggiudicarsi dalle duemila alle quattromila euro. Secondo gli accertamenti condotti dalla squadra mobile, l'indagato si sarebbe messo in tasca una somma intorno ai sessantamila euro. Il compenso di un servizio che però non ha dato i frutti sperati dai clienti. I truffati hanno cominciato a parlarsi tra di loro. In comune avevano che tutti avevano versato un anticipo per un'asta mai svolta. E che, inutilmente, avevano provato a contattare l'intermediario che si era dileguato, lasciandoli con un pugno di mosche in mano. Ma rintracciare l'uomo non è stato facile. Questi, spesso, si presentava con un portaborse, a sua volta spacciato per dirigente del tribunale anche lui con buone entrature nel mondo delle aste.

I denuncianti si sono rivolti all'avvocato Nicola Ottaviani, e hanno condotto indagini difensive per arrivare, per prima cosa, all'identità reale del truffatore. E, una volta che è stato individuato, l'inchiesta ha compiuto un salto di qualità. Nel corso delle indagini, tuttavia, è emerso anche un altro filone. Oltre al mondo delle aste, l'uomo si è concentrato anche nel settore dell'amministrazione penitenziaria. In questo caso N.M. avrebbe millantato la conoscenza con un magistrato siciliano.
Stando a quanto prospettato dal frusinate il giudice lo avrebbe aiutato a spostare un dipendente della polizia penitenziaria e anche a far ottenere un posto di lavoro nella stessa amministrazione. Però, bisognava sborsare un anticipo. Anticipo che, dagli accertamenti condotti dalla procura, è stato quantificato in tremila euro in due occasioni. Nel primo caso, il frusinate avrebbe convinto una persona a far riavvicinare a casa un dipendente della polizia penitenziaria. Quest'ultimo, infatti, secondo quanto rappresentato dal truffatore, grazie alla buona parola che avrebbe messo il magistrato totalmente all'oscuro di ogni cosa presto sarebbe stato trasferito dal carcere di Milano a quello di Frosinone.

Nell'altra occasione, invece, si trattava di aggiustare un concorso nell'amministrazione penitenziaria. Lo scopo era far vincere il concorso a due persone. Ovviamente, né l'una e né l'altra circostanza si sono avverate. Ma non solo. Il fatto che il frusinate spendesse il nome del magistrato è andato a finire alle orecchie dello stesso. Il giudice, infatti, ha dichiarato di non aver mai conosciuto il frusinate e, conseguentemente, di non aver avuto alcun rapporto con questi. Il magistrato ha presentato così una querela. Nei confronti di N.M. le indagini sono state chiuse e il sostituto procuratore Barbara Trotta ne ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ipotesi di reato di truffa aggravata dall'ingente valore delle somme intascate. Una decisione verrà presa dal guip nell'udienza del 2 novembre. L'indagato è difeso dall'avvocato Simone Galluccio, mentre i venti truffati ciociari si costituiranno parte civile attraverso l'avvocato Nicola Ottaviani. Il procedimento in cui è parte offesa ilmagistrato peril millantato credito verrà stralciato.