Bonifici anche sul conto del figlio. È quanto emerso dall'inchiesta di Parma che ha portato all'arresto dell'ematologo frusinate Franco Aversa, agli arresti domiciliari da mercoledì.
Il professore comparirà lunedì davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia insieme all'altra indagata ai domiciliari, Patrizia Gagliardini, l'imprenditrice che organizzava i convegni medici. Nell'ordinanza si fa riferimento anche a un'intercettazione tra i coniugi Aversa. «Perché noi gliene abbiamo chiesto uno di favore, eh? -dice la donna con riferimento alla Gagliardini- Perché ha messo sul conto di Dodo (il figlio, ndr), ma quello voglio dire, lo metteva sul conto tuo, era uguale, no mi pare?».E Aversa risponde: «Erano i soldi miei».

Stando a quanto ricostruito dalle accuse ci sarebbero tre bonifici. I primi due più datati nel tempo, nel 2013 e nel 2014 rispettivamente da 1.913 e 1.286 euro. Quindi ci sarebbe un'ulteriore dazione da cinquemila euro nel 2015. Con il passare dei giorni emergono nuovi particolari dell'inchiesta "Conquibus" che ha portato a contestare al professore frusinate 31 capi d'imputazione tra cui corruzione, induzione indebita a dare e promettere utilità e abuso d'ufficio. Tutto ruota sui soldi delle sponsorizzazioni per i convegni medici. Da qui sostiene la procura di Parma che ha affidato le indagini ai carabinieri del Nas ci sarebbe stata una lista dei buoni e dei cattivi.
In un'altra intercettazione il medico dice a dei rappresentanti di una casa farmaceutica: «Se collaborazione deve essere, deve essere bilaterale non può essere monolaterale!». E ancora: «Poi quando la dottoressa... o il suo direttore chiede e l'azienda diventa latitante, è chiaro che ne prendiamo atto». E poi a seguire: «Non dobbiamo collaborare con un'azienda che non ha interesse a sostenere iniziative o richieste da parte dell'Ematologia di Parma. Ma, ripeto, si può fare tranquillamente a meno di un'azienda».
Per l'accusa, dunque, la strada spianata era per i farmaci delle aziende che sponsorizzavano i convegni medici. Aversa, infatti, parla anche di «sponsor di platino». Per i quali «istintivamente, un minimo di riconoscenza la devi avere». E dunque «se devo riconoscere, riconosco chi mi ha aiutato, non chi non mi ha aiutato. Cioè, collaborare significa io do una cosa a te, tu dai una cosa a me. Se io do una cosa a te e tu non dai niente a me, non è collaborazione».

Nel mirino degli investigatori del Nas anche il concorso a professore con cui Aversa ha ottenuto la cattedra di Malattie del sangue e altri cinque per l'assunzione di collaboratori e assegnisti di ricerca. Per il suo concorso l'accusa sostiene che il professore si sarebbe scelto la commissione esaminatrice. Per i collaboratori, invece, il gip ipotizza l'«abituale ricorso allo strumento del concorso pubblico per l'assunzione di personale a lui gradito». Segnalato anche il caso di un bando per il quale il vincitore designato sarebbe stato impossibilitato a partecipare per assenza di requisiti. E in un'intercettazione, i carabinieri ascoltano: «Il bando ormai è uscito, piuttosto che darlo a un estraneo preferisco darlo a uno dei nostri. Per cui è un cuscinetto potenzialmente... gonfiabile».