Emergono altri e sconvolgenti particolari nell'inchiesta che ieri mattina ha portato all'arresto del noto ematologo di Frosinone Franco Aversa, da anni ai vertici dell'Ematologia dell'ospedale di Parma. Ormai nota l'attività dell'organizzazione criminale di cui il medico faceva parte: secondo l'accusa i medici coinvolti chiedevano sponsorizzazioni per congressi alle aziende farmaceutiche con la promessa di utilizzare i farmaci nei trattamenti. Ma non solo: ci sono anche i concorsi pilotati e l'attività professionale non autorizzata tra i capi d'inchiesta dell'indagine condotta dai Nas e dalla Procura della Repubblica di Parma. 

Truffa, corruzione, induzione e abuso d'ufficio: sono queste le accuse che coinvolgono i 36 indagati dell'inchiesta Conquibus, tra cui anche il direttore dell'Ematologia dell'ospedale di Parma Franco Aversa, come detto arrestato ieri, e undici professori dell'Università di Parma.  

I dialoghi intercettati

L'organizzazione, la cui base era a Parma, assicurava favori alle aziende farmaceutiche in cambio di sponsorizzazioni per convegni o contribuiti economici. "A noi interessa il conquibus, quando il conquibus arriva per noi va bene", ecco le parole di una delle intercettazioni che vede coinvolto proprio il professor Aversa, che affermava anche di avere "una lista dei buoni e dei cattivi" in riferimento alle aziende farmaceutiche. "C'è un atteggiamento di non apertura – dice Aversa ad uno dei suoi interlocutori – per cui lo dico francamente, questi prodotti qui non entreranno mai".

Intanto, il professionista, luminare della ricerca sulle cellule staminali, ha ottenuto il beneficio dei "domiciliari". 

Sei i concorsi finiti nel mirino dell'inchiesta  "conquibus", così è stata denominata dai carabinieri del Nas l'operazione scattata alle prime luci dell'alba di ieri a Parma, nella quale è coinvolto anche il medico frusinate Franco Aversa. Oltre al luminare, direttore della struttura di ematologia e trapianto midollo osseo del Maggiore di Parma e professore universitario, finito in manette, sono state iscritte sul registro degli indagati altre 36 persone che operano in ambito universitario e nel settore della commercializzazione e della promozione di farmaci. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Aversa, che è ritenuto il fulcro di un "sistema" che assicurava favori alle aziende in cambio di sponsorizzazioni per convegni e contributi economici che sarebbero finiti anche nelle tasche degli indagati, avrebbe pilotato anche il suo concorso per diventare professore ordinario.  

A far scattare le indagini sarebbe stata la denuncia di un collega dell'ematologo frusinate per questioni legate al suo operato con alcuni pazienti. Quando, però, i carabinieri del Nas, agli ordini del maggiore Gianfranco Di Sario di Parma, hanno cominciato a scavare nella vita professionale di Aversa, è venuto fuori che il medico, insieme alla amministratrice delegata del Centro servizi Congressuali di Perugia, era a capo di una attività illecita. I reati contestati, a vario titolo, sono: corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, comparaggio farmaceutico, abuso d'ufficio, falso ideologico e truffa aggravata.

Nel corso dell'operazione sono state eseguite 40 perquisizioni presso le abitazioni degli indagati e presso le sedi di importanti società e note aziende farmaceutiche. E' stato, inoltre, disposto ed eseguito il sequestro preventivo, ai fini della confisca, di 335.000 euro ritenuti provento delle condotte corruttive e del reato di truffa.

Franco Aversa, per ora, ha beneficiato dei domiciliari sarà rappresentato dall'avvocato Enrico Cozzari del foro di Perugia.

di: La Redazione

Ieri mattina i dettagli dell'operazione "Conquibus" sono stati resi noti dal procuratore della Repubblica di Parma nel corso di una conferenza stampa al palazzo di giustizia. A illustrare l'operazione anche il maggiore del Nas Gianfranco Di Sario. Per il procuratore Alfonso D'Avino, si tratta di un fenomeno non nuovo, già riscontrato ai tempi di Tangentopoli, sempre per ottenere o l'inserimento dei farmaci nel sistema nazionale sanitario o l'aumento del prezzo dei medicinali. E sul motivo per cui è stato dato il nome "Conquibus" all'operazione, è stato sottolineato, durante la conferenza stampa, che il principale indagato, in uno dei dialoghi con un rappresentante di una azienda farmaceutica, ha pensato di evidenziare che il suo interesse non era rivolto all'aspetto tecnico del farmaco o alle modalità con cui si doveva individuare un farmaco piuttosto che un altro, ma al  muovere concorsi e selezioni pubbliche pilotate al fine di appoggiare candidati preventivamente individuati.

Per chi non aderiva alle sponsorizzazioni congressuali scattava la minaccia di ritorsioni, come la mancata prescrizione nell'ambito delle attività ospedaliere o il mancato inserimento dei medicinali nel prontuario dei farmaci. Mentre per le aziende generose veniva sostenuta la rimborsabilità dei farmaci presso le autorità regionali. A carico del professore Aversa anche il reato di truffa aggravata: il medico svolgeva attività lavorativa fuori provincia anche se aveva un rapporto di lavoro in esclusiva con l'ospedale di Parma. E in questo contesto si inseriscono un laboratorio analisi e uno studio medico della provincia di Frosinone. l conquibus. «Più che le modalità a noi interessa il conquibus...quando il conquibus arriva per noi va bene...tanto per essere pragmatici» diceva in una delle intercettazioni il professore Aversa. In uno dei colloqui con un rappresentante di una casa farmaceutica, ha sottolineato il procuratore, «aveva rimproverato l'interlocutore per la mancata collaborazione, esplicitamente dicendo: "Per me collaborazione è io do una cosa a te e tu dai una cosa a me"». Le indagini ora proseguono per accertare la responsabilità delle case farmaceutiche coinvolte nelle attività illecite. Infatti con lo stesso provvedimento cautelare il Gip ha avviato le procedure previste dalla legge. 

di: Nicoletta Fini

Al vertice di una organizzazione che assicurava favori alle aziende farmaceutiche, report positivi o negativi per questo o quel medicinale, in cambio di sponsorizzazioni per convegni e contributi economici che finivano direttamente nelle tasche degli indagati, secondo il Nas di Parma, c'era il famoso ematologo frusinate, il professore Franco Aversa, insieme a una imprenditrice di Perugia. Il direttore della struttura complessa di ematologia e del centro trapianti midollo osseo dell'azienda ospedaliera di Parma è stato arrestato, ieri mattina, nell'operazione "Conquibus" (denaro) condotta dal Nas su mandato della procura. Per lui è stata disposta la misura dei domiciliari, come per Paola Gagliardini, l'amministratrice delegata del Centro Servizi congressuali, di Perugia. Una inchiesta che coinvolge dirigenti medici, universitari e rappresentanti del settore farmaceutico. Undici le misure cautelari, 36 persone indagate e 7 aziende coinvolte nelle attività illecite, tra cui uno studio medico e un laboratorio analisi della provincia di Frosinone. I reati contestati agli indagati sono corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, violazioni del testo unico delle leggi sanitarie, abuso d'ufficio, falso ideologico e truffa aggravata.

L'operazione 
Duecento i carabinieri coinvolti per le 40 perquisizioni compiute in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Lazio. Visitate sette sedi di società, tra cui sei note aziende farmaceutiche. Dalle prime ore di ieri i militari hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla Procura della Repubblica di Parma ed emessa dal Gip del tribunale della città ducale. Contestualmente è stato disposto ed eseguito il sequestro preventivo, ai fini della confisca, di 335.000 euro, quale provento delle condotte corruttive e del reato di truffa. Con lo stesso provvedimento cautelare il Gip ha avviato le procedure previste dalla legge per accertare la responsabilità delle case farmaceutiche coinvolte nelle attività illecite.

L'indagine
La complessa indagine, durata due anni, dal 2015 al 2016, denominata "Conquibus", è stata avviata dopo la denuncia di un medico. L'inchiesta coordinata dalla procura della Repubblica e condotta dal Nas carabinieri di Parma, ha consentito di individuare, stando alle accuse, nel dirigente sanitario pubblico, nonché professore universitario di fama internazionale, e nella referente di un provider per eventi scientifici/formativi (accreditati per la prescritta Educazione Continua in Medicina) il fulcro di un articolato "sistema" realizzato sfruttando proprio la posizione del dottore Aversa nell'azienda ospedaliera universitaria di Parma. L'attività, con diramazioni in altre province del territorio nazionale, veniva svolta con la complicità di altri professori e amministrativi universitari, medici, rappresentanti di aziende farmaceutiche ed era finalizzata alla commissione di una serie di azioni riconducibili all'esecuzione di strategie tendenti a condizionare gli eventi di educazione continua in medicina, per favorire i piani di marketing di aziende private impegnate direttamente a influenzare la scelta dei contenuti e dei partecipanti.

Tra gli obiettivi quello di adattare le prescrizioni di costosi farmaci per terapie "salvavita", secondo le esigenze delle aziende farmaceutiche, promuovendone la divulgazione negli eventi congressuali, organizzati in violazione di norme e in contrasto con i principi di trasparenza e indipendenza scientifica. Sempre stando alle accuse, l'organizzazione puntava a promuovere concorsi e selezioni pubbliche pilotate al fine di appoggiare candidati preventivamente individuati. Per chi non aderiva alle sponsorizzazioni congressuali scattava la minaccia di ritorsioni, come la mancataprescrizione nell'ambito delle attività ospedaliere o il mancato inserimento dei medicinali nel prontuario dei farmaci. Mentre per le aziende generose veniva sostenuta la rimborsabilità dei farmaci presso le autorità regionali. A carico del professore Aversa anche il reato di truffa aggravata: il medico svolgeva attività lavorativa fuori provincia anche se aveva un rapporto di lavoro in esclusiva con l'ospedale di Parma. E in questo contesto si inseriscono un laboratorio analisi e uno studio medico della provincia di Frosinone.

di: Nicoletta Fini