Al vertice di una organizzazione che assicurava favori alle aziende farmaceutiche, report positivi o negativi per questo o quel medicinale, in cambio di sponsorizzazioni per convegni e contributi economici che finivano direttamente nelle tasche degli indagati, secondo il Nas di Parma, c'era il famoso ematologo frusinate, il professore Franco Aversa, insieme a una imprenditrice di Perugia. Il direttore della struttura complessa di ematologia e del centro trapianti midollo osseo dell'azienda ospedaliera di Parma è stato arrestato, ieri mattina, nell'operazione "Conquibus" (denaro) condotta dal Nas su mandato della procura. Per lui è stata disposta la misura dei domiciliari, come per Paola Gagliardini, l'amministratrice delegata del Centro Servizi congressuali, di Perugia. Una inchiesta che coinvolge dirigenti medici, universitari e rappresentanti del settore farmaceutico. Undici le misure cautelari, 36 persone indagate e 7 aziende coinvolte nelle attività illecite, tra cui uno studio medico e un laboratorio analisi della provincia di Frosinone. I reati contestati agli indagati sono corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, violazioni del testo unico delle leggi sanitarie, abuso d'ufficio, falso ideologico e truffa aggravata.

L'operazione 
Duecento i carabinieri coinvolti per le 40 perquisizioni compiute in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Lazio. Visitate sette sedi di società, tra cui sei note aziende farmaceutiche. Dalle prime ore di ieri i militari hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare richiesta dalla Procura della Repubblica di Parma ed emessa dal Gip del tribunale della città ducale. Contestualmente è stato disposto ed eseguito il sequestro preventivo, ai fini della confisca, di 335.000 euro, quale provento delle condotte corruttive e del reato di truffa. Con lo stesso provvedimento cautelare il Gip ha avviato le procedure previste dalla legge per accertare la responsabilità delle case farmaceutiche coinvolte nelle attività illecite.

L'indagine
La complessa indagine, durata due anni, dal 2015 al 2016, denominata "Conquibus", è stata avviata dopo la denuncia di un medico. L'inchiesta coordinata dalla procura della Repubblica e condotta dal Nas carabinieri di Parma, ha consentito di individuare, stando alle accuse, nel dirigente sanitario pubblico, nonché professore universitario di fama internazionale, e nella referente di un provider per eventi scientifici/formativi (accreditati per la prescritta Educazione Continua in Medicina) il fulcro di un articolato "sistema" realizzato sfruttando proprio la posizione del dottore Aversa nell'azienda ospedaliera universitaria di Parma. L'attività, con diramazioni in altre province del territorio nazionale, veniva svolta con la complicità di altri professori e amministrativi universitari, medici, rappresentanti di aziende farmaceutiche ed era finalizzata alla commissione di una serie di azioni riconducibili all'esecuzione di strategie tendenti a condizionare gli eventi di educazione continua in medicina, per favorire i piani di marketing di aziende private impegnate direttamente a influenzare la scelta dei contenuti e dei partecipanti.

Tra gli obiettivi quello di adattare le prescrizioni di costosi farmaci per terapie "salvavita", secondo le esigenze delle aziende farmaceutiche, promuovendone la divulgazione negli eventi congressuali, organizzati in violazione di norme e in contrasto con i principi di trasparenza e indipendenza scientifica. Sempre stando alle accuse, l'organizzazione puntava a promuovere concorsi e selezioni pubbliche pilotate al fine di appoggiare candidati preventivamente individuati. Per chi non aderiva alle sponsorizzazioni congressuali scattava la minaccia di ritorsioni, come la mancataprescrizione nell'ambito delle attività ospedaliere o il mancato inserimento dei medicinali nel prontuario dei farmaci. Mentre per le aziende generose veniva sostenuta la rimborsabilità dei farmaci presso le autorità regionali. A carico del professore Aversa anche il reato di truffa aggravata: il medico svolgeva attività lavorativa fuori provincia anche se aveva un rapporto di lavoro in esclusiva con l'ospedale di Parma. E in questo contesto si inseriscono un laboratorio analisi e uno studio medico della provincia di Frosinone.