Fiamme dolose in una cava, a fuoco nella notte due mezzi. L'incendio si è sviluppato nella tarda serata di domenica nell'area estrattiva di Coreno. A mettere in moto vigili e carabinieri è stata la segnalazione di un passante che ha permesso di intervenire con prontezza: nonostante la celerità, però, le fiamme avevano già danneggiato pesantemente un escavatore e una pala.
Domato il fuoco, all'interno dell'area interessata dall'incendio è emersa la presenza di una tanica che ha confermato i sospetti degli inquirenti: evidente la matrice dolosa del gesto.
Ora occorrerà capire perché e soprattutto da parte di chi.

La ricostruzione
Ancora un rogo improvviso nella notte. Nel Cassinate, nell'ultimo periodo, gli episodi incendiari sono divenuti piuttosto frequenti. In nessuno, però, nonostante le piste battute dagli investigatori che non si fermano certo alla "sola" evidenza, sono stati trovati sul posto elementi utili a poter indicare con certezza matematica la matrice del rogo. Questa volta sì: quella tanica, a non molta distanza dall'escavatore e dalla pala, lascia pochi dubbi sull'innesco. La segnalazione ha riferito di un rumore sordo, simile a uno scoppio, amplificato dalla stessa caratteristica della zona estrattiva, fatta di aree concave e spazi illimitati. Poi le fiamme, altissime. Solo il tempo di allertare carabinieri e vigili: l'intervento è stato oltremodo tempestivo. I vigili del fuoco hanno operato a lungo, cercando di salvare quanto più possibile i mezzi presenti nella cava difficile da percorrere di notte. Un'area che cambia volto continuamente, stravolta dai lavori e dalle intemperie.
Quando lo spegnimento è stato ultimato, gli uomini dell'Arma del capitano Nicolai e del tenente De Lisa, agli ordini del colonnello Fabio Cagnazzo, hanno iniziato a ispezionare la zona. Tutti gli accertamenti in corso, coordinati dalla procura, serviranno a capire chi possa aver dato fuoco ai mezzi e per quale ragione.

Nessun conto in sospeso
Dai primissimi accertamenti non sembrerebbero essere emersi "conti in sospeso" con quei nuovi titolari che da circa quattro mesi avevano preso in subappalto i lavori a Coreno. La ditta, non della zona, avrebbe infatti iniziato a lavorare da poco tempo. E, stando a quanto riferito ai militari, senza avere problemi di sorta: nessuna richiesta estorsiva, nessuna lite con gli altri operatori del settore. Nessuna minaccia, nemmeno velata, ai lavoratori. E allora? Gli investigatori, nonostante in prima battuta non siano emerse l'ombra del pizzo né qualche particolare problema di concorrenza, hanno tutte le intenzioni di trovare la mano che ha dato fuoco ai mezzi. Acclarata la matrice dolosa dell'episodio, occorre andare a fondo.
Potrebbe anche trattarsi di un gesto "noto" all'interno delle cave, legato a doppio filo con le continue lotte dei cavatori contro i costanti furti di gasolio in zona, così come emerse anche durante il processo nato a seguito del duplice omicidio dei fratelli Mattei. Proprio nelle pieghe del procedimento vennero fuori, infatti, numerosi colpi ai danni degli imprenditori delle cave, depredati spesso nella notte di gasolio da ignoti. E oggetto di rivalse impensabili. Come di prassi, verranno ascoltate tutte le persone informate sui fatti per ottenere informazioni utili alla ricostruzione dei fatti. Indagini serrate.