Volti tesi, silenzio e attesa per quello che diranno i testimoni. Entra nel vivo il processo per la morte di Emanuele Morganti, il ragazzo di vent'anni ucciso di botte all'esterno del Miro music club di Alatri a marzo del 2017.

I quattro imputati Franco e Mario Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna, difesi dagli avvocati Marilena Colagiacomo, Massimiliano Carbone, Angelo Bucci, Christian Alviani e Bruno Giosuè Naso, anche ieri erano presenti in aula seduti nello stesso ordine dell'altra volta. A poca distanza, i familiari di Emanuele, parte civile con gli avvocati Enrico Pavia e Pietro Polidori.

La testimonianza clou del processo è del comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Frosinone, maggiore Antonio Lombardi. A lui il compito di ricostruire l'indagine dalle prime ore del 25 marzo 2017 fino agli arresti e oltre. L'ufficiale ricorda che «dalle dichiarazioni a caldo si riusciva a individuare alcuni degli aggressori, tanto che il 28 sera venivano sottoposti a fermo di polizia giudiziaria Mario Castagnacci e Paolo Palmisani. Oltre a questi venivano indicati dai testi due soggetti, Franco Castagnacci e "Michel l'albanese" che non si riesce a individuare subito». Una ricostruzione degli eventi non facile. «Il caos e la moltitudine di persone dice il maggiore non hanno consentito di avere una ricostruzione coerente. È stato necessario sentire più persone». Così si arriva all'identificazione e all'arresto di Michel Fortuna. Il maggiore aggiunge che all'interno del Miro c'erano più gruppi di persone alcune legate da amicizia.
«E anche di questo si è tenuto conto. Ciò nonostante è stato difficile ricostruire tutte le fasi. Quasi nessuno è stato in grado di ricostruire per intero tutto quanto è avvenuto dall'inizio alla fine».
Sentendo e risentendo i testi, si arriva al quarto arresto, Franco Castagnacci.Dopodiché le attività sono continuate, con le intercettazioni, anche in carcere.
Il maggiore Lombardi sottolinea il prezioso aiuto, per individuare i testi, offerto dalle 433 foto scattate dal fotografo del locale. Nel selezionare i testi, i carabinieri eliminano le dichiarazioni discordanti e scelgono altre per «genuinità e concordanza». Sollecitato dalle domande del procuratore Giuseppe De Falco, il maggiore ricostruisce l'aggressione. Il diverbio con un altro avventore che pretendeva di esser servito prima. Quindi i buttafuori che allontano Emanuele (che protesta) e ne impediranno il rientro. In questa fase, ricostruisce il carabiniere, «Franco Castagnacci è già fuori dal locale egli altri hanno anticipato il movimento dei buttafuori».
Emanuele viene aggredito. Grazie all'intervento degli amici, riesce a sottrarsi momentaneamente. In via dei Vineri Emanuele viene attaccato ancora: un teste riferirà di aver visto Franco con un ragazzo (Emanuele) a terra. Allora i buttafuori riportano la calma, e un teste riferisce che a Palmisani viene tolto di mano (da un buttafuori) un attrezzo per smontare i bulloni. Poi, c'è un momento di stasi. Calma apparente prima dell'ultima aggressione, facilitata dal fatto che i buttafuori sono richiamati all'interno del locale.
Come ricostruito dall'ufficiale, Emanuele va a riprendersi la ragazza, e ha uno scambio di colpi con Franco Castagnacci. «Poi si sente Franco dire "fermatelo"», aggiunge Lombardi.
Emanuele proverà a sottrarsi all'aggressione passando rasente al muro vicino al giudice di pace.
«Alcuni testi parlano di un ragazzo barcollante -insiste Lombardi- che riceve un ultimo colpo che lo fa ruotare e cadere contro un'auto». Dopo caduto si accaniscono ancora. I soccorsi non ne impediranno la morte.

Iniziano le indagini con le intercettazioni,attivate anche permettere a confronto le dichiarazioni, e capire quali siano genuine. Tra le domande della difesa c'è quella dell'avvocato Carbone sul ruolo dei buttafuori. Il teste riferisce di uno scambio di colpi «molto limitato» tra Emanuele e Michael Ciotoli, che appare «molto animato e arrabbiato» con Emanuele. I due vengono separati.
Evidenziato che,al momento di essere allontanato dal Miro, Morganti sanguinava e aveva la maglietta lacera.