Il blitz al Casermone. Gli arresti, 43 in totale, eseguiti congiuntamente da carabinieri e polizia il 7 dicembre 2016. Quindi le prime condanne, con il rito abbreviato, lo scorso 12 febbraio.
Ora il 17 dicembre per l'operazione Fireworks, chiamata così perché quando arrivava la droga venivano sparati i fuochi d'artificio (fireworks in inglese) è stato fissato l'appello. Per chi, invece, ha optato per il rito ordinario l'appuntamento è per martedì nell'aula del tribunale di Frosinone dove è in corso di svolgimento l'altro filone del procedimento.

L'ex questore Filippo Santarelli l'aveva ribattezzata la "Scampia de' noantri". Per le modalità con cui avveniva lo spaccio e per come la zona era protetta con tanto di videosorveglianza, sistemi artigianali antintrusione e vedette a segnalare l'arrivo delle forze dell'ordine. Ora i quindici che hanno preferito percorrere la strada del rito abbreviato, che consente uno sconto di pena di un terzo, dovranno comparire prima di Natale davanti alla seconda sezione della Corte d'appello di Roma. Lì si giocheranno le proprie chance di riduzione della condanna di primo grado, i vertici dell'organizzazione e i loro più stretti collaboratori.
In primo grado, il gup del tribunale di Roma,competente per materia, essendo contestata l'associazione a delinquere, aveva inflitto a Gerardo e Mirko Valenti, 64 e 30 anni, padre e figlio, considerati dall'accusa l'uno il principale collaboratore, l'altro il promotore dell'associazione, dieci e nove anni di reclusione. Ma la pubblica accusa ne aveva chiesti sedici.
Sono accusati di aver coordinato «stabilmente le attività, curando i rapporti con i fornitori delle sostanze stupefacenti e fornendo agli associati le direttive in ordine agli approvvigionamenti, al trasporto, al deposito e alla custodia, ai prezzi da praticare, alle concrete modalità di spaccio e di gestione degli introiti, gestendo il reinvestimento, anche all'estero». Il principale collaboratore è considerato il padre, Gerardo Valenti, che avrebbe condiviso «le scelte strategiche da adottare, curando ogni aspetto della piazza di spaccio». Nove anni è la pena comminata all'altro collaboratore principale, Gianpaolo Scuderi, 47, (per lui il pm Adolfo Coletta, che ha coordinato le indagini, ne aveva chiesti quindici).

Le altre condanne si erano fermate a cinque anni e quattro mesi per Omar Iaboni, 39, a cinque anni per Giuseppe Liburdi, 27, Marco Magliocchetti, 45, Giuseppe Fiorillo, 26, e Mirko Celani, 26. Infine, quattro anni e mezzo per Antonio e Giovanni Scuderi, 22 e 25, Alessandro Reffe, 29, Juri Celani, 50, Massimo Frattali, 26, Vittorio Di Maulo, 45, e Gerardo Ruspantini, 45, tutti frusinati. Nella determinazione delle pene, è stata esclusa l'aggravante dell'uso delle armi, mentre sono cadute alcune condotte di spaccio, ritenute dalle difese troppo generiche.
Concesse le attenuanti generiche. Stando alle accuse, alla finestrella del Casermone si spacciava notte e giorno. A qualsiasi ora del giorno e della notte. Con ricavi giornalieri anche di 40.000 euro. Inizialmente, oltre alle 16 persone finite in carcere, altre 27 erano andate ai domiciliari.
Quando l'ordinanza, per competenza, era stata riadottata dal gup di Roma (l'indagine è della Dda) per i 27 ai domiciliari era stato disposto l'obbligo di firma. Poi su ricorso della procura si era arrivati al divieto di dimora a Frosinone, provvedimento confermato poi dalla Cassazione.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Marco Maietta, Alessandro De Federicis, Tony Ceccarelli, Vittorio Vitali, Giampiero Vellucci, Riccardo Masecchia, Fiorella Testani, Luigi Tozzi, Eliana Scognamiglio. A 42 dei 53 imputati, tra i due processi,è contestata l'associazione a delinquere