Regole chiare da rispettare. Semplicemente perché una comunità non può vivere allo sbando. Per l'assessore Benedetto Leone la vera esaltazione dell'accoglienza risiede proprio nella perfetta integrazione, che non può assolutamente prescindere dal rispetto dei "doveri" della cittadina ospitante. Tanti, troppi i profughi che sbarcano continuamente da treni e da bus. Girano per tutto il giorno ma molti "vivono" e si assembrano in determinati punti.

«Cassino -ha spiegato il delegato ai Servizi Sociali Leone- ha nella sua identità il sentimento di "accoglienza". È la nostra storia che lo dice. Questo però non vuol dire che si può venire qui, non rispettare la città e la sua comunità. Le regole esistono non per limitare la libertà ma per garantirla a tutti. Se alcuni genitori hanno paura di far uscire i propri figli di sera in zone frequentate da gruppi di immigrati, non è per intolleranza o discriminazione, ma perché ci sono stati episodi o comportamenti che hanno generato e alimentato un clima di insicurezza e di paura. Un'amministrazione non può far finta di nulla, ma si deve attivare per dare risposte ai cittadini, creare rete tra Istituzioni e forze dell'ordine, collaborare con le cooperative ma allo stesso tempo usare fermezza e rigidità quando le regole nella comunità non vengono rispettate».

Rissa tra immigrati, sabato notte, con arresti? Il Comune non sapeva neppure della presenza di un appartamento di profughi in via Marconi. Lì, come in via Lombardia e in tanti altri punti urbani. La scoperta è quasi quotidiana. Soprattutto grazie al progetto dei Servizi Sociali "in Rete" che sta portando a verifiche precise nelle coop e a un censimento degli immigrati in città. A dare una grossa mano sono i cittadini che compongono spesso il numero verde a disposizione.

Qual è la situazione sulle "case sconosciute"per il Comune dove alloggiano gli immigrati?
«Sta emergendo quello che noi pensavamo. La città -spiega l'assessore Benedetto Leone- ospita più immigrati di quanti sono ufficialmente dichiarati, e ci sono più Cooperative di quelle che conosciamo noi come Servizi Sociali. Cassino va tutelata, i dati che stiamo raccogliendo ci serviranno per perorare questo principio, in prefettura e al ministero».

È necessario che l'Ente sappia dove sono dislocati? E che cosa pensi di fare?
«Ma come può un Comune non sapere cosa accade nel proprio territorio? I cittadini vedono nell'ente Comune il primo presidio di democrazia, quello più prossimo a cui rivolgersi. Ecco perché non ho mai compreso e condiviso la scelta delle istituzioni sopra il Comune di centralizzare a monte la gestione dei flussi migratori, per poi far ricadere sui Comuni le scelte fatte. Le istituzioni devono condividere, altrimenti c'è un "cortocircuito istituzionale" che i cittadini difficilmente comprenderebbero».

La gente ha iniziato a segnalare sin da subito al numero verde le situazioni anomale, perché secondo te?
«Oltre 23 segnalazioni, a dimostrazione che i cassinati vogliono partecipare attivamente alla vita della propria comunità. C'è chi ha avvisato per semplici schiamazzi notturni, a quello che invece ha segnalato disagi sociali o addirittura risse tra extracomunitari. Così abbiamo potuto scoprire la presenza di cooperative non censite dai Servizi Sociali.

Come procede il progetto e quali sono i punti di forza? Sono iniziate le verifiche nelle coop?
«Abbiamo eseguito una sola verifica sul posto, compilato il formulario e censito la cooperativa. Contemporaneamente stiamo completando il primo report, il dato che risalta è la presenza considerevole di appartamenti in pieno centro affittati da cooperative per accogliere gli immigrati. Possibile che il nostro Comune sia stato da anni all'oscuro di tale presenza? E poi non va fatto di un'erba tutto un fascio. Ci sono cooperative che lavorano bene e cooperative che invece hanno un unico scopo, il loro fatturato. Questo report va anche in questa direzione, far conoscere realtà virtuose sul piano umano e sociale e in questa città ce ne sono, vanno raccontate».

A quando il report da inviare a ministero e prefettura?
«A fine mese invierò al ministro Salvini questo primo report, anche per mostrare come i Comuni siano rimasti soli, subendo scelte fatte da altri. Abbiamo realizzato questo progetto, se porterà a una mappatura completa delle cooperative, al numero certo di immigrati presenti in città, alla verifica delle attività di integrazione, allora avremo centrato l'obiettivo, reso un servizio al cittadino e dimostrato come ai Comuni bisogna dare più potere, anche sulla verifica delle realtà che gestiscono il fenomeno immigrazione».

Quale sarebbe la migliore forma di accoglienza e di integrazione per Cassino?
«Bisogna attivare percorsi di integrazione. Noi come Comune lanciammo mesi fa l'appello alle cooperative presenti in città a dare una mano con i servizi socialmente utili quali la manutenzione delle aree verdi. Ma abbiamo anche sostenuto progetti di integrazione in ambito sportivo e sociale, basti pensare alla settimana contro la violenza di genere dove hanno partecipato tanti ragazzi rifugiati. Ma a questi appelli, hanno risposto sempre le stesse cooperative. Come se ci fossero in città solo loro e invece, da questo primo report, ne risultano tante altre. Il nostro Comune è aperto a qualsiasi proposta, progetto o percorso di integrazione condiviso. Se si lavora insieme, si raggiunge l'obiettivo di abbattere i muri del pregiudizio, di aiutare a una integrazione totale i ragazzi ospitati, di rispettare la nostra amata Cassino e di creare un clima sereno, di rispetto ed ospitale nella comunità. Io ci credo».

di: Katia Valente