Alla fine, dopo anni di sopportazioni, una donna marocchina di 34 anni, residente in Italia ormai da tempo, ha scelto di denunciare il marito violento per mettere al sicuro la propria prole. I fatti sono avvenuti martedì sera a Roccasecca dei Volsci dove la famiglia era domiciliata, in Piazza Umberto I, ormai da un paio di mesi nonostante risultasse ancora residente a Priverno dove effettivamente è stata per anni.

Per l'ennesima volta, L. N., 36enne marocchino, in Italia ormai da 13 anni, è rincasato in stato di ebbrezza e in preda ai fumi dell'alcol e ha dato sfogo al suo lato violento. Per futili motivi ha aggredito fisicamente la moglie e la figlia di 9 anni. Quando poi ha minacciato di voler uccidere la bambina e gli altri due figli, la consorte, nonostante il credo religioso che gli impone la sottomissione al marito, non ce l'ha fatta più e ha deciso di chiamare in soccorso i Carabinieri. Non era infatti la prima volta che la donna e i figli assistevano a scene del genere subendo le percosse di un uomo che in preda all'alcol perdeva completamente il controllo lasciandosi andare ad atteggiamenti violenti.

Sul posto si sono precipitati i Militari della stazione della vicina Priverno che sono intervenuti verso le 21.20 mettendo fine ad un regime di terrore che, da quanto raccontato poi alle Forze dell'Ordine dalle vittime di questa triste storia, durava ormai da anni. Anni in cui l'uomo, alcolista, rientrava in casa liberando gli istinti più animaleschi sulla famiglia. Madre e figlia sono state quindi affidate alle cure mediche dell'ambulanza accorsa insieme alla pattuglia dei Carabinieri; il personale sanitario le ha refertate per le lesioni riportate per le percosse ricevute, ritenendole guaribili in tre giorni. L'uomo invece, dopo essere stato trasportato in caserma come da prassi, su disposizione del Pubblico Ministero Marco Giancristofaro, è stato tradotto in stato di arresto presso il carcere di Latina in via Aspromonte dove è ancora custodito a disposizione dell'Autorità Giudiziaria che, entro cinque giorni dal fermo, dovrà procedere con l'udienza di convalida.

Intanto la donna, con i figli, è stata invitata a trovarsi un'altra sistemazione sconosciuta al consorte nel caso lo stesso dovesse essere rimesso in libertà. La speranza è che l'atto di coraggio messo in atto dalla donna possa servire a lei e ai figli a trovare una condizione di tranquillità ormai perduta e al marito a trovare l'input per liberarsi dalla schiavitù dell'alcol.