"Neri di merda dovete morire entro stasera. Vi ammazziamo tutti, falli scendere che te li riporti in comunità tutti morti". Così ha urlato con la pistola in pugno, all'operatrice di una comunità, uno degli aggressori dei sei migranti minorenni pestati e minacciati la sera di Ferragosto tra Trappeto e Partinico, in provincia di Palermo. Con un'indagine lampo la procura di Palermo e i carabinieri della compagnia di Partinico hanno chiuso il cerchio attorno al raid razzista del 15 agosto. Sette gli arresti decisi dal giudice per le indagini preliminari a carico di un'intera famiglia.
Stando alle indagini, quella sera si sono vissuti attimi di terrore. L'aggressione sarebbe scoppiata perché quei sei ragazzini gambiani, che avevano partecipato a una festa organizzata da un pub con il consenso della direttrice della comunità dove risiedono, si stavano divertendo e ridevano. E' lì che hanno incontrato la famiglia arrestata. Un contatto pretestuoso con la domanda: "Tutto a posto?". Il "Sì" di quei ragazzi sorridenti ed è finita con un raid punitivo al quale hanno preso parte anche tre donne della famiglia. I sei ragazzini, una volta risaliti sul pulmino che avrebbe dovuto riportarli in comunità, sono stati inseguiti, tamponati e accerchiati da almeno quattro auto e costretti a scendere giù dal mezzo. "Che cazzo ridete? Voi venite qua nel nostro territorio, perché non andate in Africa?", hanno urlato gli aggressori prima di picchiare duro con lanci di pietre, colpi di mazze da baseball e spranghe. In quel frangente, stando al racconto dei testimoni, almeno 25 persone sono scese dalle auto per prendere parte all'aggressione. Le indagini continuano per bloccare gli altri violenti.