È trascorso poco più di un anno da quando la frusinate Gloria Pompili, 23 anni, venne uccisa di botte e lasciata morire su una piazzola di sosta sulla strada che da Nettuno la riportava a casa.

Stamattina, davanti al gup del tribunale di Latina Giuseppe Cario, si terrà l'udienza preliminare a carico di tre persone. Si tratta della cugina di Gloria, Loide Del Prete, 39 anni, di Frosinone, e del compagno Mohamed Mohamed Elesh Salem Saad, 23, egiziano, che hanno la posizione più grave e sono detenuti, nonché del fratello di Elesh e marito della Pompili, Mohamed Mohamed Hady Saad, 29.

A Del Prete e a Elesh Saad vengono contestati i maltrattamenti aggravati dalla morte di Gloria, avvenuta il 23 agosto 2017 a Prossedi. I due, in base alla ricostruzione dei carabinieri di Latina, che hanno condotto le indagini, avrebbero aggredito Gloria provocandole ecchimosi alla testa, la frattura di quattro costole, dall'ottava all'undicesima con lesione del lobo inferiore del polmone sinistro con emotorace e la rottura, per lesioni multiple, della milza con emorragia del diaframma. I soccorsi erano stati chiamati quando ormai per Gloria era troppo tardi. Il che, ai carabinieri, era apparso subito sospetto. Ai primi due imputati è contestata l'aggravante di aver commesso il fatto alla presenza dei figli piccoli di Gloria, di 3 e 5 anni.

Il tutto per «aver agito con crudeltà, avendo infierito su una donna esile e già provata da un pestaggio che aveva subito la mattina dello stesso giorno in cui è deceduta, di aver approfittato di circostanza di tempo, di luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa (essendo stata l'ultima aggressione commessa alle ore 22 circa in una zona isolata)».

L'accusa contesta a tutti e tre, i maltrattamenti in famiglia ai danni della Pompili e dei suoi due figli minori. L'episodio più grave contestato a tutti è del 14 ottobre 2016 quando, secondo le accuse raccolte dai pubblici ministeri Carlo Lasperanza e Luigia Spinelli, i bambini finirono all'ospedale. In più occasioni i ragazzini, in casa, sarebbero stati appesi alla ringhiera del balcone dopo essere stati collocati all'interno di una cassetta di plastica legati alla ringhiera con il filo dell'antenna. Stando alla ricostruzione della procura di Latina, Gloria sarebbe stata sottoposta a vessazioni, quali il divieto d'uso del cellulare per impedirle contatti con altre persone estranee al gruppo, aggredita fisicamente in casa e all'aperto anche con l'uso di bastoni.

A tutti e tre gli indagati, difesi dagli avvocati Fabrizio Cassoni, Firminia De Bonis, Giuseppe Cosimato e Antonio Ceccani, è contestato l'aver favorito e sfruttato la prostituzione di Gloria, nell'abitazione di via Saragat, nella zona dell'asse attrezzato di Frosinone e a Nettuno, appropriandosi del denaro guadagnato con l'aggravante di aver commesso il fatto con violenza, da febbraio 2016 allo scorso 23 agosto. I familiari di Gloria sono assistiti dagli avvocati Stefano Ciapanna, Tony Ceccarelli, Riccardo Masecchia e Giampiero Vellucci.