Ancora un sopralluogo nella casa dei Teoli alla ricerca dell'arma. Ancora un nulla di fatto. Anche ieri i carabinieri della Compagnia di Pontecorvo guidati dal capitano Tamara Nicolai e dal tenente De Lisa, i vigili e l'esercito (reggimento Cecchignola) hanno varcato i cancelli dell'abitazione in cui Antonio Teoli ex operaio Fca ha perso la vita a 68 anni al culmine di una lite familiare nata per futili motivi a causa di tre o quattro colpi ben assestati all'addome e al torace. Morto, secondo gli inquirenti, per mano del figlio Mario, 30 anni, in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato. Con cosa Antonio sia stato colpito, però, resta un mistero e nonostante le accurate verifiche degli inquirenti, coordinati dal magistrato De Franco, l'arma non è stata ancora trovata. L'ipotesi più accreditata resta quella legata all'utilizzo di alcuni cocci di vetro e non di un coltello da cucina. Ma a cosa quei pezzi appartengano, se sia stato usato un altro oggetto magari sempre in vetro, è ancora da accertare.

Nel precedente sopralluogo a fine agosto, gli accertamenti avevano riguardato soprattutto l'esterno dell'abitazione e il pozzo. Ed era rimasto da ispezionare un ultimo terreno nella parte retrostante la dimora, quello che proprio ieri è stato battuto palmo a palmo. Con l'uso di metal detector e attrezzature tecniche, militari e vigili del fuoco hanno scandagliato ancora una volta il giardino, nel tratto mancante. L'obiettivo sempre lo stesso: quello di trovare l'arma usata per commettere il delitto, qualsiasi strumento compatibile con le ferite inflitte a Mario. Ora manca l'ultimo tassello: l'ispezione aerea per inquadrare l'intera zona dall'alto, senza tralasciare il tetto dell'abitazione.